Di cosa parlare stasera a cena
Spiragli di intesa tra Russia e Ucraina. Zelensky smuove le coscienze americane
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Abbastanza esplicito l’esempio per chiedere aiuto. Volodymir Zelensky sa spiegarsi bene e ha bisogno di far capire a Mosca che, anche senza intervento diretto della Nato, il sostegno del mondo democratico alla causa ucraina può diventare un elemento di destabilizzazione per il potere russo. Insomma, ancora una volta, il suo ruolo consiste in buona parte nell’attestazione del fallimento del tentativo di guerra lampo da parte russa e nella possibilità di stabilizzazione di qualche forma di contropotere in Ucraina alle dipendenze del governo legittimo. A proposito, a Vladimir Putin il fallito intervento rapido per prendere Kyiv deve bruciare parecchio, se, con una specie di lapsus rabbioso, rilancia lo stesso concetto per dire che le sanzioni veloci non hanno funzionato.
Ma torniamo, e a cena tornate, a Zelensky. Oggi il suo intervento al Congresso degli Stati Uniti ha smosso davvero le coscienze, con evidenti rimandi agli appelli per l’intervento americano da parte degli eroici resistenti inglesi antihitleriani all’inizio della Seconda guerra mondiale. Ma nel modo di presentare le cose da parte di Zelensky non c’è solo l’appello alla solidarietà e alla protezione dei più deboli, ma, e in modo più chiaro che mai, c’è una chiamata a obiettivi strategici comuni, di un mondo che travalica perfino la stessa Nato e che per difendere la propria sicurezza deve tenere a bada, anche preventivamente, le prepotenze del regime russo.
Un po’ di valutazioni da commentatori americani sul discorso di Zelensky al Congresso. E quella di Giuliano Ferrara prima del discorso.
E dibattito anche nel nostro parlamento, con la posizione italiana messa in chiaro.
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Le tre "cose" principali
Fatto #1: intanto si tratta, e sembra la notizia del giorno, perché il possibile accordo arriva a un discreto livello di concretezza e di possibile operatività. Con una serie di posizione di principio (rinuncia alla Nato, smilitarizzazione, neutralità sul modello svedese o austriaco) che diventano escamotage con cui salvare facce in giro ma soprattutto a Mosca.
Fatto #2: uno dei vari modi e tra i più efficaci con cui l’Ue può integrare l’Ucraina nei suoi processi vitali. Con questo allacciamento intelligente la rete elettrica ucraina diventa un pezzo della rete europea e ha funzionalità garantita.
Fatto #3: sul rapporto tra l’andamento del prezzo del petrolio e di quello della benzina Joe Biden dice, in un paese tutt’altro che avvezzo al controllo dei prezzi, più o meno le stesse cose che dicono in Ue e in Italia (qui ci mettono un po’ di retorica sulle speculazioni che confonde le idee). Ecco, Biden sembra andare più diretto alla questione centrale indicando un prezzo.
Oggi in pillole
- Intanto il governo che fa (per gli altri dossier)? Poco, scrive Claudio Cerasa e ci fa capire che dalla crisi per la guerra si andrà dritti al clima preelettorale, lasciando tutte le decisioni a marcire
- La Russia non paga interessi sul debito sovrano e si avvia al default, ma non è altro che il riconoscimento di una condizione già esistente, perché l’accesso ai mercati internazionali per il debito russo in questa fase è già bloccato
- Una canaglia per volta (bel tema per cena), mentre si litiga con la Russia non si può tenere ingaggiato anche l’Iran
- Segue qualche atto distensivo (rilascio di una cittadina, anche, britannica trattenuta da sei anni in Iran)
- E due (terremoto e allarme tsunami nella zona di Fukushima)
- Un bravo uomo di spettacolo che si arrabbia di brutto perché il governo ha riaperto i teatri e, appena sono cominciate le rappresentazioni e c’è stato pubblico in sala, sono ripartiti i contagi, anche tra chi lavora alla messa in scena, tra cui lo stesso autore del tweet. Però il tono, da invettiva, bilancia le precedenti invettive, che pure arrivavano dal mondo dello spettacolo, con cui ci si scagliava contro il governo perché i teatri restavano chiusi. Quindi, il risultato è che c’è rabbia se non si apre e c’è rabbia se si apre. È chiaro che c’è ancora il virus in circolazione e che lo stop totale di tutto non sarebbe però riproponibile, c’è solo l’evidente e drammatica presentazione della condizione di chi deve prendere decisioni pubbliche mentre c’è una pandemia causata da un virus a trasmissione aerea e pressoché universale
- Intanto, non se la prenda Gianluca Guidi, l’allentamento delle restrizioni procede
- E congratulazioni al sindaco Matteo Ricci e a tutta la città per Pesaro capitale della cultura (andateci, passateci le vacanze, una persona intelligente va spesso a Pesaro e dintorni)
- La corsa più antica (parlatene)