Ansa/Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica/Francesco Ammendola

Di cosa parlare stasera a cena

Le parole di Mattarella sull'Ucraina sono un antidoto al pressapochismo televisivo

Giuseppe De Filippi

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La perfezione delle parole del presidente Sergio Mattarella sulle responsabilità della guerra d’invasione in Ucraina e sulla risposta che sta arrivando e che dovrà continuare ad arrivare dall’Ue e dall’Italia. È straordinaria la capacità di questo presidente nel mantenere un ruolo istituzionale riuscendo anche a prendere posizione e a indicare una linea.


Il suo discorso chiaro e la distinzione dei concetti e il loro fondamento nella nostra cultura politica democratica ne fanno il migliore antidoto al grottesco spettacolo del dibattito giornalistico e televisivo sull’Ucraina e ai comportamenti sguaiati di chi cerca visibilità (ecco, qui ci vuole, non con la povera giornalista/producer russa che ha avuto il coraggio di mostrare un cartello di protesta in Tv) puntando su posizioni minoritarie puramente strumentali. Ma è inutile aggiungere altro, perché Mattarella si è spiegato molto meglio.

 


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Le tre "cose" principali

 

Fatto #1: Volodymir Zelensky ha parlato, con perfino maggiore forza rispetto ai precedenti interventi presso istituzioni democratiche estere, al parlamento tedesco, dove i richiami storici erano talmente giganteschi da far tremare di fronte al ripetersi di una sciagura militare che travolge l’Ucraina. E presto parlerà anche al Parlamento italiano.

Si sono alcuni sopravvissuti all’orrore di Mariupol.

Cosa succede a una nazione indipendente e al suo presidente quando l’influenza del potere di Putin diventa soverchiante.

Fatto #2: Emmanuel Macron presenta il suo programma in vista delle elezioni per l'Eliseo del mese prossimo. Il presidente francese ha sottolineato l'impatto che alcune crisi inaspettate hanno avuto durante il suo mandato - riferendosi al covid, alle proteste dei gilet gialli e agli attacchi terroristici - e che continueranno ad avere anche per i prossimi anni: "Il progetto che vi presento oggi e' evidentemente ancorato nel presente, con il ritorno del tragico nella storia", ha detto Macron, parlando dell'Ucraina.
In caso di rielezione, il capo dell'Eliseo promette di portare il bilancio della difesa nazionale a 50 miliardi di euro nel 2025. L'obiettivo e' quello di potenziare l'esercito per l'eventualità di "una guerra ad alta intensità che può tornare sul nostro continente" ha spiegato Macron.

Fatto #3: Enrico Letta continua nella serie di scelte indovinate. Dopo la brillante doppietta fatta dando buca alla ambigua manifestazione romana di San Giovanni e partecipando invece a quella di Firenze, adesso, l’unico leader politico italiano che può vantare una linea perfettamente coerente, europeista e atlantista, punta alla questione dell’operatività dell’Ue, con ambizione e forza (sono cose che possono creare anche consenso nelle urne, agendo su fattori non immediati, giornalieri, ma nella profondità della percezione degli elettori e su tempi più lunghi). Gli si perdoni l’hashtag #momentum

 

Oggi in pillole

  • I turchi, che cercano anche con tutta evidenza di trarre qualche vantaggio da tutta la vicenda, parlano di possibile avvio di dialogo diretto tra Vladimir Putin e Volodymir Zelensky. Ovviamente tutto a gloria, dicono, della diplomazia turca

  • La guerra travolge anche l’inflazione e le aspettative di inflazione, oltre a influenzare consumi, costi, domanda, filiere produttive. La Bce si regolerà di conseguenza, senza dogmatismi. Così dice Christine Lagarde

  • E la Banca d’Italia valuta gli effetti della guerra, parlando di “avuta incertezza” e di “rischi finanziari”

  • Con l’allentamento delle misure anticovid la nostra vita sociale si riavvicina alle vecchie abitudini. Qui ci sono tutti i tempi e i modi delle modifiche in arrivo alle norme emergenziali. Finisce anche la retorica sulla dittatura sanitaria, già migrata, con i suoi protagonisti, sul giustificazionismo per le azioni di una dittatura vera e propria. Intanto i bar e i ristoranti terranno i dehors gratis e altre facilitazioni, anche fiscali, continueranno a produrre effetti. A caldo si può già dire che tra misure dirette di sostegno e gestione delle restrizioni l’economia italiana dei servizi, la più esposta, è riuscita comunque a stare in piedi. Ma l’uscita dall’emergenza apre problemi dove non ve lo aspettereste, ad esempio nell’amministrazione sanitaria, perché in molti casi si è potuto realizzare opere e fornire assistenza proprio grazie all’eliminazione di controlli e pastoie dovuta all’emergenza. Tornare all’improvviso alle regole precedenti potrebbe perfino portare alla chiusura cautelare di interi reparti ospedalieri

  • In giugno ci sarà un salone del mobile doppiamente anticrisi

  • La Russia vista da Arnold Schwarzenegger

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