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Il gas, i rubli e la guerra di posizione

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Il gas e la guerra di posizione. Tutti parlano e pochissimi fanno qualcosa concretamente. Perché il mercato dell’energia è fatto di tempi lunghi, di aspettative, quindi le parole contano. I progetti e le attese influenzano le scelte di investimento e da quelle discendono le aspettative del mercato e direttamente i prezzi. Così capiamo perché Vladimir Putin parla di obbligo dei pagamenti in rubli, poi però non lo fa, trova subito la deroga. Mentre tutti minacciano di fermare, che siano le vendite o gli acquisti, i flussi di export russi verso l’Europa vanno fortissimo. Intanto l’Opec non cambia di un millimetro i suoi programmi, ma guarda, ovviamente, all’attivismo degli Stati Uniti, perché potrebbero far ripartire gli investimenti nei campi di estrazione di petrolio e gas a maggior costo operativo, diventati però ormai remunerativi.

Il mercato di petrolio e gas si era calmierato, in modo proficuo per i produttori, a causa dei programmi mondiali di riduzione dell’uso degli idrocarburi. Era un modo ordinato per continuare a guadagnare, grazie al fatto che i nuovi investimenti, e quindi la nuova produzione, latitavano. Ma la crisi scatenata dai russi rimette le cose in movimento e rompe quell’equilibrio. L’Opec resiste alle pressioni politiche americane ma potrebbe cedere a quelle esercitate dal mercato. Altri protagonisti si fanno notare (tracciate i viaggi del ministro Luigi Di Maio e li individuerete, oggi era in Azerbaigian e in Armenia). Insomma, con la guerra russa si stanno ridando le carte e il gioco cambierà. L’idea del tetto al prezzo ha l’aria un po’ tattica e un po’ ingenua, vedremo.

 

Le tre cose principali

Fatto #1

Ancora conferme sull’allontanamento delle truppe occupanti russe dall’area di Kyiv, il senso di questa operazione per l’esito generale della guerra non è ancora chiaro.

Fatto #2

Il bel pezzo di Anne Applebaum il cui punto centrale è che non esiste una difesa naturale o un diritto naturale di esistere per sistemi politici complessi come le libere democrazie e che perciò esse devono imparare a difendersi con la forza da un mondo in cui prevalgono altri e ostili sistemi politici. E poi la visita a Kyiv della presidente del parlamento europeo Roberta Metsola (con una notazione dall’Italia).

Fatto #3

Bozambo e Frate Mitra, se ne parla, anche per capire la fascinazione tra gli italiani per la guerra contro gli ucraini. Poi Maurizio Stefanini, come al solito, sa tutto

 

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