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di cosa parlare stasera a cena

Opere di trasformismo in Parlamento

Giuseppe De Filippi

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La cosa divertente, per parlarne a cena, è che, mentre Mario Draghi (lontano geograficamente per la missione in Algeria e lontano psicologicamente per la sicurezza che gli dà il suo passato) non rischia di subire danni né traumi dalla crisi politica in corso, tutti gli altri stanno invece rotolandosi nelle contraddizioni e subendo colpi da cui non ci si riprende. I 5 stelle sono i primi ad attraversare questo rito di chiarificazione e di trasformazione. La scissione ulteriore, seguita all’esodo verso il misto e alla nascita del gruppo guidato da Luigi Di Maio, segna il distacco definitivo dalla figura di Giuseppe Conte. Uno zombie politico, l’avvocato del popolo, mai nato veramente e mai morto (politicamente, eh), e quindi difficile da trattare, complicato da sfiduciare.

 

Per arrivare a liberarsene i 5 stelle residui, con l’occasionale ruolo di Davide Crippa, hanno usato l’esorcismo necessario a contrastare i non-nati-non-morti e cioè sono tornati alle ispirazioni originarie. Non quelle di Alessandro Di Battista, eh, ma quelle create nella prassi parlamentare e nei rapporti con gli altri partiti. Perché la partecipazione al governo Draghi era stata votata in qualche loro assise, online o no, e a quegli intenti si sono rifatti i governisti, citando anche i provvedimenti su cui incidere e legati agli obiettivi del Movimento. Fa ridere un po’, ok, ma è stata questa la strada percorsa dalla pattuglia di salvatori del governo (sempre che l’operazione riesca). Così si vengono a creare tre gruppi, dimaiani, crippiani e contiani, due al governo e uno all’opposizione, e, per quanto sia stata grande l’onda di consenso del 2018, l’esperienza può considerarsi chiusa.

 

Ma la trasformazione travolge anche la Lega, con i sindaci pro-Draghi, i presidenti di regione quasi, Matteo Salvini che parla in politichese e finirà per votare la fiducia (così sembra). Si trasforma il Pd, perché ora deve, a dispetto di tutti i rinvii possibili, ragionare sulla sua posizione. I centristi svaniscono dal dibattito vero, come i liberali, con Carlo Calenda totalmente travolto dall’immedesimazione di sé stesso in una specie di super-ego politico di Draghi, con l’effetto di quelli delle barzellette che mettono il cappello di Napoleone. Giorgia Meloni si incattivisce un po’ e perde una quota dell’allure di serietà conquistata con le ultime interviste da statista.


E un po’ di situazione sul campo, con l’aiuto del Foglio

 

è importante che la fiducia venga votata prima alla Camera.

Poi, certo, ci sono gli appelli dalle istituzioni europee e da tantissime voci italiane. Ma, tenete d’occhio anche i mercati, perché in questi giorni convulsi mai hanno dato segni di nervosismo. Interessante.

 

Le tre "cose" principali

 

#1 Intanto ci sarebbe una guerra dietro l’angolo. Leggete Giuliano Ferrara e parlatene a cena, per imparare a pensare la guerra

 

#2 Draghi va ad Algeri per chiudere la partita del gas, con un buon aumento delle forniture e la presidente della Commissione europea va a parlare con il presidente azero per aumentare le forniture di energia, quelle di gas verrebbero esattamente raddoppiate, e programmare investimenti comuni sul loro territorio. Uno degli effetti del rafforzamento dell’import dall’Azerbaijan è la necessità di fare lavori per aumentare la portata del Tap. Per l’Italia significa un maggiore ruolo come hub europeo del gas.

 

#3 Eppur si vende, anche verso l’estero con speciale riguardo all’Ue

 

Oggi in pillole

 

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