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DI COSA PARLARE STASERA A CENA

La crisi della Lega è specchio della sua "nientezza" politica

Giuseppe De Filippi

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Detto e stradetto, ma per chiacchierare a cena ancora regge. Anche perché la questione Lega è lontanissima dalla soluzione. Anzi, a quanto si capisce sta peggiorando. Con Matteo Salvini circondato dall’affetto dei suoi parlamentari ma senza più molti amici nel partito e nelle amministrazioni a guida leghista. Tra Umberto Bossi che rilancia la Lega nordica e nordista, i governisti senza un’idea che non sappia di draghismo ipertardivo, i fedelissimi che non sanno perché sono fedelissimi, i regionali stretti tra realismo amministrativo (Luca Zaia che alza l’addizionale Irpef in Veneto) e necessità attuative del Pnrr. È che si paga la pochezza, o nientezza (se esistesse la parola), ideologica e la sciatteria politica. Se fai campagna elettorale su programmi bislacchi, senza senso, dalla flat tax al putinismo militante, dall’uscita dall’euro (continuando a candidarne gli alfieri) agli urli contro i migranti, poi non hai nulla da dire al cospetto degli adulti nella stanza e non hai nessun tema con cui tenere il tuo partito. Il problema potrà solo peggiorare, Giorgia Meloni dovrà farvi fronte, forse con fantasia.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Anche perché c’è Confindustria che si fa sentire. In questa fase gli industriali hanno un peso specifico maggiore proprio perché il settore produttivo è specialmente messo sotto pressione dai prezzi energetici e dalla possibile recessione mondiale. Insomma, questa volta non parlano per dare lezioncine o per bacchettare la casta (colpa storica dei confindustriali anni Novanta fu di alimentare il populismo) ma per segnalare il rischio di non sopravvivenza. E parlano di tasse e di conti pubblici, in modo realistico, andando a prendersela esplicitamente con due bandiere leghiste e cioè la flat tax citata sopra e i prepensionamenti. A Meloni l’arduo (ma possibile) compito di mantenere il dialogo con Confindustria, per le ragioni di sopravvivenza del sistema produttivo citate sopra, e di tenere Salvini dentro al recinto di maggioranza

Fatto #2

Il caso del giorno, cui fanno riferimento anche gli imprenditori italiani, è il malinconico ravvedimento della premier inglese Liz Truss sul taglio all’aliquota marginale più alta. Appena annunciata la cancellazione del grande progetto sterlina e Borsa si sono rimesse in direzione rialzo. È un fatto interessante che i mercati finanziari apprezzino la stabilità dei conti più di quanto amino i tagli fiscali ai ricchi. Almeno, sul piano della comunicazione e anche della pratica politica, Truss motiva il suo cambio di linea con l’ascolto e la comprensione dei messaggi arrivati dai mercati e dalla società britannica: “we get it and we have listened”. E così, fatto l’atto di contrizione, può provare a proporre comunque il suo piano per la crescita, cui sono attaccate le (pochissime) speranze di recupero dei conservatori in vista delle prossime elezioni

Fatto #3

Eni si dà da fare per far tornare il flusso di gas russo a Tarvisio, per quanto sia ridotto resta un apporto fondamentale per l’Italia (il ministro Cingolani sembrava dare al gas di Tarvisio meno importanza). E però i russi fanno sconti agli amici

 

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