Foto di Filippo Attili, via Ansa 

DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Lo spirito anticasta è morto, ora tocca a Meloni restaurare la dignità della politica

Giuseppe De Filippi

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Assenza totale di spirito anticasta e di antipolitica in questi giorni di governo nuovo e Parlamento nuovi. L’altra volta erano, invece, i motivi principali di comunicazione e di discussione politica. Il bus con a bordo Claudio Fico, presto sbugiardato, era il punto d’arrivo (e l’inizio del declino) dell’anticasta militante, cioè di quel sentimento di fastidio per la politica corrente e per i politici, e per i loro privilegi (cioè per le garanzie costituzionali di indipendenza), prima coltivato un po’ per gioco dai frequentatori dei poteri economici e editoriali e poi volgarizzato e fatto bandiera vincente del grillismo.

 

Quella roba lì non si porta proprio più (i 5 stelle i voti, una riserva di testimonianza e nient’altro, li prendono con il trionfo della casta e cioè con l’assistenzialismo prevalentemente meridionale), l’ondata è passata e Giorgia Meloni, oltre a poter vantare il primato della presidenza del consiglio femminile, può svolgere con un certo successo il compito di restaurare la gerarchia, si direbbe morale, per cui la politica è rispettata e messa in testa alle attività pubbliche. Non è una cosa di destra, non proprio. C’è stata un’antipolitica fascisteggiante in Italia, prima di Mussolini (in modo ovviamente inconsapevole rispetto all’esito finale) e dopo il fascismo, quando diventa una delle chiavi per tentare un discorso pubblico filofascista senza dichiararsi strettamente mussoliniani.

 

Che tocchi a Meloni restaurare la dignità della politica dopo la stagione dei Casaleggio e dei Beppe Grillo è, perciò, un po’ un’ironia della storia ma è anche qualcosa di positivamente sorprendente. E a rendere il tutto ancora più sapido c’è che la difesa delle funzioni del governo e del suo rapporto con il Parlamento sembra fatta, da Meloni, per una buona quota affrontando attacchi che provengono dalla sua stessa maggioranza, con i fermenti di Forza Italia e della Lega in versione guastafeste (entrambi hanno già dichiarato guerra alle loro squadre ministeriali, cosa che non butta per niente bene). Di fronte a tutto ciò Meloni stupisce con i vertici italofrancesi fattivi e amichevoli, compreso lo scambio perfetto di impegni reciproci con Emmanuel Macron, e con altri formidabili esempi di continuità draghiana, ove serve, e generalmente di serietà europeista e atlantista.

 

Onestamente non avremmo pensato di assistere a questo tipo di partita, ma è la più interessante da anni a questa parte. Domani Meloni sarà in aula alla Camera, alle 11, per le dichiarazioni programmatiche e poi per il voto di fiducia. Entrambi i passaggi prendono un maggiore interesse con le recenti manifestazioni di nervosismo nella maggioranza e con la risolutezza con cui la presidente del Consiglio sembra intenzionata ad affrontarle.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

La Lega stringe Giancarlo Giorgetti dolcissimamente in un incontro di partito tutto dedicato all’economia. Fare vertici autonomi e separati è sempre un pessimo segno e per un governo che non ha ancora cominciato davvero a operare è un segno orribile. Se poi attorno al tavolo ci sono a occhio una decina di persone e tre di loro sono Alberto Bagnai (profeta antieuro), Claudio Borghi (divulgatore del profeta antieuro e avversario dell’europeismo) e Armando Siri (promotore della flat tax con l’accetta), allora per un ministro dell’Economia che si professa serio e affidabile si vedono nubi nere all’orizzonte. Per sovrappiù Matteo Salvini fa politica costiera

Fatto #2

La Germania va verso una brutta frenata e l’Unione europea si avvia alla recessione. Servirà più impegno comune e molta politica per tenere tutti assieme ora che le cose si complicano. L’economia che si prepara a frenare contribuisce, con altri fattori, a far calare il prezzo del gas, sceso sotto ai 100 euro per Kwh. È il normale modo di funzionare, molto all’ingrosso, di domanda e offerta, ma è un piacere vedere che il mercato contiene forme automatiche di aggiustamento

Fatto #3

Parlate a cena di Rishi Sunak. E che accoglienza! Osservazione possibile, per collegarsi alla prima presidente del Consiglio nella storia italiana, è che la sinistra (globale) si è fatta scippare dai conservatori anche il primo premier british-asian e Hindu e che incidentalmente è anche miliardario. Comunque sarà difficile rialzare le sorti elettorali dei conservatori, anche perché la trappola dell’impossibile (nel senso di inattuabile) Brexit non dà scampo. Certo, la prudenza dell’ex Cancelliere dello Scacchiere verrà apprezzata dai mercati finanziari, ma c’è anche altro nel vasto mondo della politica. Il suo primo viaggio sarà in Ucraina, a confermare che la linea britannica non cambia. E la risposta dei laburisti (che potrebbe ricordare quando dalle nostre parti diciamo che quel tale governo non era stato votato dal popolo). Theresa May ha aperto un negozio di cioccolata

 

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