DI COSA PARLARE STASERA A CENA
Meno marce per la pace e più armi per la difesa dell'Ucraina
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Per leggere la versione senza paywall, iscriviti alla newsletter Di cosa parlare stasera a cena a questo link. È gratis!
Non contano nulla, fanno solo un po’ di confusione, le nostre marce e contromarce, le paci per gli altri, confezionate da opinionisti e buttate nel discorso pubblico come esercizi di stile. Sono interventi fuori tempo, fuori luogo, non contemporanei agli eventi. Bolle di sapone fatte da spettatori mentre i protagonisti veri se le danno. Per fortuna lo schieramento che sostiene l’Ucraina è vario e poi ampio ma dotato di punti fermi, a cominciare dagli Stati Uniti (a meno di marce indietro in vista di nuovi successi trumpiani). Le cose che contano, quando sono la forza e la determinazione militare a decidere il risultato, non sono i nostri popcorn pacifisti o equidistanti (e quindi putiniani), ma sono gli schieramenti in campo. Ecco, le cose che contano sono queste di cui parla il ministro della Difesa ucraino. Con i ringraziamenti a tre paesi interessanti, perché agli Stati Uniti si aggiungono Norvegia e Spagna. E si tratta di armi difensive, nel senso generico che si può dare a questo termine, ma in grado di cambiare gli equilibri bellici.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
Inumani e anche stupidi: ancora una volta, senza neppure uno straccio di convenienza tattica (se non nella competizione interna alla maggioranza per mostrare chi è più cattivo), il governo e specificamente il ministero dell’interno si vanno a cacciare nell’immorale e non gestibile respingimento di esseri umani e nel tentativo di esercitare un’orrenda selettività sul diritto di sbarco. Seguono legittime proteste e arrivano le procure. Mentre dall’Ue fioccano le puntute precisazioni su regole da rispettare, note e chiarissime, e sul rispettivo impegno dei vari paesi nell’accoglienza dei migranti. Sembra tutto già avvenuto e non se ne desiderava davvero la replica. Ed è tutto perfettamente inutile a fini di consenso (gli unici che, pur in modo distorto, ci possono venire in mente per tentare di capire certi comportamenti). Da bordo della Humanity si sono tuffati in tre e sono stati poi fermati sulla banchina, col proposito di imbarcarli di nuovo, con una specie di grottesco microrespingimento. Che poi ci sarebbero varie ragioni per evitare intemerate sul tema immigrazione e per porsi in contrasto con l’Ue
Fatto #2
La comunicazione della Lega contesta, con molta volgarità, le idee di un giornalista di primo piano della Rai, Andrea Vianello. Lo fa mettendo in gioco tutto lo squilibrio di potere che c’è tra un vicepremier e un direttore di testata della Rai. Il tono è minaccioso e aggravato dalle critiche espresse non alla linea politica della testata diretta da Vianello o alla sua attività professionale, ma a un tweet, in cui il giornalista esprimeva tipicamente idee personali, rappresentate con un parallelo storico su varie fasi di emigrazione, compresa quella di molti italiani nei decenni scorsi. Il proposito di Vianello era la relativizzazione della questione, per riflettere, liberamente, su cosa porta o costringe le persone a muoversi, a cercare altri paesi e altre possibilità di vita. Un parallelo neppure inedito, per la verità. Il vicepresidente del consiglio usa poche parole e picchia sulla persona e non sul giornalista. Salvini forse cerca di farsi notare, di ipotecare la volgarità al governo e tenerla tutta per sé, in una sfida con gli alleati di maggioranza
Fatto #3
Dopo Eugenio Giani, per Piombino, ecco Stefano Bonaccini, per Ravenna, un’altra firma di presidente di regione del centrosinistra che aiuta a raggiungere gli obiettivi di sicurezza energetica fissati dal governo e condivisi da un ampio schieramento politico
Oggi in pillole
- La Lega sgomita anche nella revisione del reddito di cittadinanza e i suoi esponenti, con ruoli di governo, provano a dare la linea all'esecutivo
- Il Pd tenta la candidatura di Carlo Cottarelli in Lombardia. Non è però un’operazione ben costruita, né se ne vede il senso politico. Potrebbe anche finire tutto con un garbato rifiuto del quasi-candidato. Certamente è un peccato sprecare un’occasione come questa. E il presidente Attilio Fontana incarica Guido Bertolaso in sostituzione di Letizia Moratti, dimissionaria e terzopolizzata