Foto di Riccardo Antimiani, via Ansa 

DI COSA PARLARE STASERA A CENA

La pace temporanea tra Meloni e i sindacati, anche sulle pensioni

Giuseppe De Filippi

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La mancata rivalutazione (ma guarda uno come deve scrivere) delle pensioni decisa da Giorgia Meloni ha delle buone ragioni di finanza pubblica ma è un atto che, in altri tempi e con meno lune di miele, sarebbe stato dirompente per il sostegno politico al governo. Va osservato che, invece, il livello della protesta pubblica è molto basso e che anche i sindacati non stanno spingendo troppo. Certo, c’è una convocazione pendente e avranno modo di parlarne il 7 dicembre con il governo e allora non è il caso di aprire conflitti finché c’è la possibilità di usare il tavolo di Palazzo Chigi per ottenere qualcosa. Sì, la Cgil diffonde un calcolo da cui deriva che in 3 anni sono stati tolti fondi alle pensioni, sempre col meccanismo delle mancate rivalutazioni, per 17 miliardi. Ma l’orientamento del governo sembra fermo e la presidente del Consiglio sembra aver fatto propria l’idea che le pensioni hanno un fondamento serio solo nel calcolo contributivo, il resto è negoziazione politica. E questo non è un concetto sbagliato.

Postilla politica: l’operazione dialogo avviata da Carlo Calenda sta funzionando e producendo effetti. Da Palazzo Chigi, a freddo, il giorno dopo (e questo rende le parole più significative), fanno sapere che verranno esaminate tutte le proposte di cui si è parlato nell’incontro tra il leader del Terzo polo e il governo, a partire dal rifinanziamento di Industria 4.0 e dalle modifiche al Reddito di cittadinanza.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

A proposito, l’inflazione italiana resta alta ma si dà una calmata, in altri paesi europei le ultime rilevazioni sono sotto alle stime (cioè la crescita dei prezzi è minore del previsto). La pressione sulle banche centrali perché non diano corso a una guerra spietata ai prezzi alti a suon di rialzi dei tassi si è fatta più forte

Fatto #2

Il Covid c’è e ricomincia a pesare sugli ospedali

Fatto #3

Il Papa, anche con ottime intenzioni, è un po’ gaffeur

 

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