Vladimir Putin (LaPresse) 

Di cosa parlare stasera a cena

Putin criminale di guerra. Il mandato di arresto per la deportazione dei bambini ucraini

Giuseppe De Filippi

La corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per il presidente russo, dopo avere raccolto prove indiscutibili dei suoi crimini. La possibilità per il leader del Cremlino di muoversi in altri paesi si riduce ancora

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Con i tempi della giustizia, neanche troppo lenti, per la verità, la corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per Vladimir Putin per reati contro l’umanità. Il fatto contestato specificamente è la deportazione di bambini ucraini in Russia, sulla quale è stato raccolto molto materiale, con prove indiscutibili. La Corte decide su prove e testimonianze e con tutte le garanzie legali di uno stato di diritto. Pur con tutta la sua cautela e le sue procedure ha superato di slancio la capacità di giudizio dei putinisti italiani, frequentatori abituali di talk show televisivi. La decisione della Corte chiude la partita con chi voleva mettere sullo stesso piano o anche su un generico piano di confrontabilità i crimini di Putin e ciò che è criticabile o discutibile nel governo ucraino.

  

La decisione della Corte non va, poi, irrisa come un’iniziativa da profeti disarmati. Con il mandato di arresto la possibilità per Putin di muoversi in altri paesi si riduce ulteriormente. In Russia è più tranquillo, certo, sempre che a consegnarlo alla giustizia non siano i suoi o qualche ex amico o qualche aspirante utilizzatore delle grandi ricchezze cui si accede dal Cremlino.

   

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Giorgia Meloni riesce a prendere la scena al congresso della Cgil e a farne il luogo da cui lanciare l’agenda del governo, a cominciare dalla riforma fiscale. Due passaggi interessano anche fuori da questo schema. Uno è il riferimento a Marco Biagi, che la premier ha voluto ricordare. a due giorni dall’anniversario del suo assassinio per mano brigatista, davanti ai delegati del sindacato che definì “limaccioso” il libro bianco sul lavoro. Il secondo riferimento era dovuto, ma mantiene importanza e peso politico. Perché Meloni ha rinnovato la condanna per la violenta irruzione nella sede della Cgil. Sì, proprio l’episodio da cui nacque la polemica sul mancato riconoscimento da parte della allora leader dell’opposizione, per la matrice fascista di un attacco contro una sede sindacale

  

Fatto #2

Storie già sentite, ma sempre capaci di rinnovarsi. Quando una banca va a finire male c’è prima di tutto la necessità di arginare il contagio al resto del sistema finanziario e poi è bene garantire i depositanti (perché altrimenti, in mancanza di fiducia, si incepperebbe tutta la macchina dei pagamenti, dei risparmi, degli investimenti). Poi, inevitabile, arriva anche la voglia di farla pagare a chi è ritenuto responsabile del crac e parte la caccia, si comincia, e di solito si finisce, con i capi delle banche, trascurando però altre responsabilità, come quelle di alcuni grandi clienti, dei regolatori, degli osservatori del mercato. Tra i sostenitori di questa caccia non manca il presidente Joe Biden

 

Fatto #3

A cena non si può non parlare della prontezza del sindaco di Firenze Nardella, intervenuto per salvare il palazzo storico del potere fiorentino da un lanciatore di vernice interessato a sollevare l’attenzione sulle proprie tesi ambientaliste

  

Oggi in pillole

  • La mozione contro il governo e quindi anche contro Emmanuel Macron. Il presidente, però, va avanti sulla riforma delle pensioni
  • Fox trumpiana e consapevolmente scorretta, una brutta storia che avrà conseguenze anche sulle prossime elezioni americane
  • 40 ore sul surf
  • Tutti parlano dei sorteggi per le coppe europee, in questa straordinaria stagione internazionale delle squadre italiane (sono tante ed era inevitabile uno scontro diretto, mentre con la vittoria dell’Inter ci sarebbe la certezza di un’italiana in finale di Champions)