di cosa parlare stasera a cena
Perché la sconfitta di Brindisi è un segnale preoccupante per Pd e M5s
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Per leggere la versione senza paywall, iscriviti alla newsletter "Di cosa parlare stasera a cena" a questo link: è gratis!
Ce ne sono di colpi politicamente significativi nel round dei ballottaggi. Troverete chi enfatizza il dato di Ancona, strappata alla sinistra per la prima volta nella storia repubblicana, o quello di Pisa e Siena, in cui il secondo turno premia la destra, anche per loro una novità, come a Massa Carrara. Ma il risultato forse più interessante è quello di Brindisi, dove a vincere al ballottaggio è il candidato di centrodestra Giuseppe Marchionna e, cosa più rilevante, a perdere è il sindaco uscente dei 5 stelle, sostenuto anche da Pd e altre liste, in uno dei rarissimi casi di convergenza su un nome grillino da parte di uno schieramento del genere, e con Iv e Azione, invece, a favore del candidato di centrodestra. Nelle cose politiche pugliesi spesso si fa fatica a svolgere analisi razionali, ma qui sembra di capire che una lezione se ne può trarre e riguarda lo scarso fascino elettorale dell’alleanza organica ed escludente tra Pd e 5 stelle, ovvero di una parte centrale del programma della segreteria di Elly Schlein. Ma, letto alla luce delle sconfitte toscane, per la sinistra il dato di Brindisi sta a indicare che anche le strade innovative, per modo di dire, non portano alla vittoria. Per meglio dire, si perde anche nelle zone tradizionali e con gli schieramenti tradizionali, mentre non si vince con i nuovi compagni di strada grillini. L’eliminazione della via d’uscita a 5 stelle, cioè dell’espediente storico costruito sulla digeribilità del populismo, sembra non funzionare. E costringe a riflettere.
Non è la fine della sinistra e non è la fine di niente, figuriamoci, ma qualche idea non puramente elettoralistica e opportunistica, bisognerà farsela venire dalle parti della segreteria Schlein. Anche perché l’unico davvero vincente, Stefano Possamai, sindaco di Vicenza, era uno dei pochi candidati ancora indicato dalla segreteria di Enrico Letta e aveva pregato, venendo esaudito, Schlein di non passare in città a fare comizi per dare una mano. Mentre Azione e Iv, a Vicenza erano con l’ampia coalizione di centrosinistra. Per la destra e, di riflesso, anche per i partiti più centristi che si accompagnano alla locomotiva di FdI c’è ancora il momento magico con l’elettorato e, probabilmente, c’è una scelta più accorta delle candidature (dopo le lezioni di Roma e Milano).
Le tre "cose" principali
Fatto #1
Pedro Sanchez con il suo partito socialista perde elezioni locali importanti e, con saggezza politica e correttezza istituzionale, convoca le elezioni politiche generali alla prima data utile, in luglio.
Fatto #2
Giusto così, era un’inchiesta buona per i giornali novax e cose simili. La richiesta di archiviazione rende ancora più attuale lo studio dell’Iss sul long Covid e sui suoi effetti.
Fatto #3
Recep Tayyip Erdogan ha vinto le elezioni, che però non sono state libere né corrette, e ritrova, peggiorati, gli stessi problemi economici che aveva creato. Questa presidenza nasce debole e provata.
Oggi in pillole
-
Sbarchi di migranti a ritmo aumentato (ma, come si è visto sopra, il tema è uscito dalla propaganda politica e non ha più effetti sull’elettorato o almeno non è visto come un punto di debolezza da accollare al governo e alla maggioranza in carica).
-
Don Milani, da leggere ma non da celebrare e, soprattutto, da non prendere a riferimento per riformare la scuola.
-
Malgrado i tassisti.