Di cosa parlare stasera a cena
Perché la tassa sugli extraprofitti delle banche può essere un boomerang per il governo Meloni
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
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Impara a governare/2. Anche stasera a cena potremmo intrattenerci sul tema dell’apprendimento delle capacità di governo da parte della nascente classe dirigente del conservatorismo meloniano. Certamente la tassa improvvisa a carico delle banche sui maggiori margini creati grazie al rialzo dei tassi di interesse (dopo anni in cui quei margini però sono stati bassi o nulli) è la misura che ha fatto più impressione. Con una generale disapprovazione da parte dei tecnici, un pesante giudizio degli investitori e uno strambo stuolo di sostenitori politici, in cui troviamo la sinistra di Fratoianni con la destra sociale più fedele alla linea, l’attivismo estivo del Pd con la non belligeranza di Fi e la lista potrebbe continuare, comprendendo un ritorno in giallo-verde, con Lega e M5s favorevoli. Mentre si ritrovano anche i grandi sindacati, con Cgil e Cisl a plaudire. Il ribasso dei titoli bancari peserà, però, su tanti risparmiatori. L’effetto a catena si è visto perfino sullo spread, forse anche per l’impressione negativa che dà un governo alla ricerca di entrate con mosse estemporanee e sorprendenti. Solo pochi mesi fa, ricordiamo, si temevano le conseguenze del fallimento di due medie banche americane e si pensava a interventi a sostegno del sistema finanziario italiano ed europeo. La stabilità delle nostre banche è poi certamente notevole nell’attività ordinaria anche se messa alla prova dei durissimi test della vigilanza della Bce. Ma resta la questione generale del tantissimo debito pubblico nazionale nei bilanci delle banche italiane. E una misura come la tassazione improvvisa dei primi utili realizzati dopo anni non esaltanti indebolisce la percezione del sistema bancario italiano presso i grandi investitori sotto due profili, quello propriamente bancario e quello che ha a che fare con la credibilità del debito nazionale italiano collocato presso le banche. Insomma, l’equilibrio, come ricordano i noti precedenti, è sempre precario. Come scuola di governo, per fare esercizi di politica economica, forse sarebbe meglio usare altri cimenti. Anche perché, mentre i politici più avveduti della maggioranza dicono saggiamente di confidare nelle capacità correttive del Parlamento è vero anche che il sostegno trasversale alla misura anti-banche (un successo che è un po’ sfuggito di mano allo stesso governo) renderà difficile agire con gli aggiustamenti necessari senza che ci siano sollevazioni.
Ci rivolgiamo a Claudio Cerasa per un parere.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
Ancora sull’apprendimento delle capacità di governo. Non è male la scelta di smontare il monopolio dell’opposizione sulla questione del salario minimo. Il governo, con l’incontro fissato per venerdì, entra ancora più a fondo nella partita salariale. Si consiglia però un po’ di prudenza e, appena possibile, di uscire dal ruolo di giocatore per tornare in quello di arbitro della negoziazione tra sindacati e imprese (e stato).
Fatto #2
Perché si investe o non si investe nell’immobiliare in Ue (lo studio è della Bce).
Fatto #3
Quando comincia il senso di impunità internazionale di Putin.
Oggi in pillole:
- Non saranno i vicini paesi africani a intervenire in Niger
- I guai del grande raduno scout in Corea e il rischio che tutto si ripeta con la (per ora lontana) prossima giornata mondiale della gioventù
- A Bologna in mostra gli effetti dell’alluvione sulle biblioteche storiche