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di cosa parlare stasera a cena

Joe Biden e la politica che si autocelebra per i successi economici

Giuseppe De Filippi

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Ripescaggio (a poche ore di distanza, eh) di un tema che potremmo leggere anche in chiave italiana. La rivendicazione politica, non chiamatela banalmente comunicazione, dei risultati economici, nel caso specifico della cosiddetta Bidenomics. Qui ne abbiamo parlato accennando ai vari esercizi di apprendimento della politica da parte del governo e della nascente classe dirigente melonian-conservatrice. È una storia di mezzi passi giusti e di diversi passi falsi, dall’immagine governativa legata impropriamente e imprudentemente all’andamento di prezzi con cui facciamo i conti ogni giorno, alla scommessa impossibile su taxi e balneari vari o sul controllo delle tariffe aeree, facendosi prendere in giro da gente abituata a muoversi tra i poteri pubblici.

Mentre i risultati sul mercato del lavoro e, freschissimi, sulla riduzione dei tavoli di crisi aziendali, finiscono un po’ annebbiati dalla confusione comunicativa su robe sovraniste o populiste (come, appunto, il controllo dei prezzi o lo stop alle multinazionali). Ma lasciamo l’Italia e guardiamo agli Usa. Lì ci si prepara a una partita elettorale durissima e Joe Biden si autocelebra come artefice e intestatario di una politica economica di successo. Difficile dire dove sia il crinale con la comunicazione (qui la parola è appropriata) di stampo populista. Il presidente picchia duro su pochi numeri di enorme chiarezza. Come in questo grafico sui posti di lavoro attivati durante la sua presidenza messi a confronto con quelli attribuibili ai suoi predecessori.

C’è un po’ di populismo, forse, ma siamo ampiamente nel limite accettabile, all’interno di una tradizione di rapporto diretto tra amministrazione e persone basata proprio sulla lettura di dati quantitativi, sul pragmatismo, sulla misura dei risultati e degli effetti delle politiche pubbliche su ciascun cittadino. Si può flirtare col populismo ma se uno andasse a dire di aver abolito la povertà o, scendendo nelle ambizioni, di aver fermato l’inflazione, poi verrebbe chiamato a dimostrarlo. Anche queste rivendicazioni non sono diverse da cose simili che si sentono dire un po’ da tutti i leader politici. La differenza è nell’assunzione di responsabilità e nella capacità di giudizio assegnata agli elettori in una democrazia funzionante.

 

Le tre "cose" principali

 

Fatto #1

A proposito, ecco Giorgia Meloni a rivendicare e illustrare le decisioni del governo, anche quelle come la improvvisa tassa bancaria oggetto di comunicazioni e successive precisazioni (con reazioni di grande entità sui mercati finanziari) da parte di altri ministri e leader politici

Fatto #2

L’inefficienza ha fatto crollare l’Urss, figuriamoci se non stende il putinismo

Fatto #3

La telefonata tra Blinken e Bazoum indica che gli Usa non intendono lasciare la crisi del Niger al suo destino, ma la guerra prosegue anche in Sudan

 

Oggi in pillole:

 

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