di cosa parlare stasera a cena
Gli Usa sbloccano l'invio di nuovi missili all'Ucraina
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
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Gli Usa sbloccano l’invio degli ATACMS all’esercito ucraino, missili che cambieranno le condizioni della guerra, con la loro capacità di colpire obiettivi a poco meno di 300 chilometri di distanza. Joe Biden avrebbe superato le resistenze di alcuni senatori, specialmente repubblicani, espresse anche durante la visita di Volodymyr Zelensky a New York e Washington. È importante, da leggere in relazione alla decisione di Biden, la notizia del superamento di linee strategiche nel fronte sud da parte degli ucraini. Qui ci vuole un ripescaggio, dopo un certo battage di alcuni giornali italiani per convincerci che gli Usa stessero mollando Zelensky.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
La libertà su cauzione come se si fosse sotto accusa nel sistema giudiziario statunitense è un’idea che, applicata ai futuri destinatari di messa in stato di fermo all’interno di un campo di un centro di permanenza e rimpatrio, solleva immediatamente sospetti e sensazioni negative. Non si è proprio convinti dell’ingiustizia e del tono un po’ ricattatorio (contro chi è in una posizione di estrema debolezza) di questa proposta per una sola ragione e cioè per la diffidenza generale, che sfocia nell’incredulità, su tutto l’impianto legislativo annunciato con conferenze stampa dettate dall’urgenza e dalle quali sono arrivate molte indicazioni confuse. Però, a voler essere ottimisti, c’è un solo spunto positivo in tutta questa faccenda ma c’è. L’idea della cauzione nasce evidentemente dall’applicazione pratica degli enunciati astratti proposti nelle conferenze stampa successive a eventi traumatici. È una specie di fase di maturazione. Per compensare una serie di impegni irrealizzabili si propone una scappatoia, quella di tenere fuori dal principale problema umanitario, almeno chi riesce a pagarsi la cauzione (ma li facciamo pagare con PagaPA o con F24?). L’idea è grottesca ma almeno fa pensare che qualcuno ha messo la testa al lavoro per cercare di rendere gestibili i futuri campi di permanenza. L’importante adesso è riprovare e riprovare ancora, con altre idee, magari un po’ più umanamente accettabili e sensatamente realizzabili.
Fatto #2
Intanto il livello di comprensione reciproca nel dialogo intereuropeo sulle migrazioni sta precipitando. Con la Germania che sembra essersi un po’ stancata delle accuse di egoismo e di ingerenza, dopo aver accolto più migranti di ciascun altro paese. La situazione sembra molto tesa, ma potrebbe trattarsi anche di posizionamento tattico in vista della riapertura del confronto sulla revisione degli accordi con cui sono state fissate le regole europee sui migranti.
Fatto #3
Tra corporativismo e concertazione. Un tentativo di gestire con accordi tra parti sociali e sistema delle imprese il complicatissimo andamento del sistema dei prezzi. Ai tavoli si va e fanno bene i leader sindacali a provarci, ma ottenere qualche risultato è un’altra storia. Si potrebbe ricordare come la stagione della concertazione servì, in modo non troppo diverso da quanto fatto con altri strumenti negli anni Ottanta, a contenere la dinamica salariale in cambio di stabilità dei prezzi. Tentativo riuscito, quello, e che aveva come posta in palio l’ingresso nel gruppo di testa della moneta comune europea. Adesso, invece, manca un grande obiettivo e l’accordo ha un che di sospetto perché non contiene sacrifici o meglio prevede sacrifici solo a carico di un pezzo dell’industria e della distribuzione.
Oggi in pillole
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Giancarlo Giorgetti promette cose già promesse e glissa sul resto.
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Ma usciamo o no dalla via della seta?
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