Di cosa parlare a cena stasera

Il cortocircuito tra politica internazionale ed economica degli Stati Uniti

Giuseppe De Filippi

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Interessante la divaricazione tra politica internazionale e politica economica degli Stati Uniti. Con l’Ucraina e ora con Israele Joe Biden sta mostrando una ritrovata capacità di tenere in pieno il ruolo di leader del campo delle democrazie mondiali, del mondo libero. Sono prove dure e Biden e la sua amministrazione le hanno affrontate e superate. Anche grazie al successo del segretario di stato Antony Blinken nel tenere a bada le reazioni emotive (perfettamente comprensibili) dei capi politici e militari in Israele dopo gli attacchi terroristici da parte di Hamas. Con una girandola di incontri e sopportando anche qualche piccolo sgarbo da parte saudita Blinken è riuscito a riportare in una logica da confronto strategico le posizioni di Israele e dei principali protagonisti dell’area. Domani Biden andrà in Israele a suggellare il successo di questo intervento fatto di diplomazia e di pressioni militari, come si è capito dalla presenza di due portaerei americane nel mediterraneo orientale. È di oggi la comunicazione da parte israeliana che l’invasione di Gaza potrebbe non rientrare più nei piani operativi.

Nella politica interna, invece, tornando agli Stati Uniti, con evidente attenzione ai sondaggi elettorali c’è una versione democratica del nazionalismo commerciale e del ripiegamento dalle posizioni più aperte della globalizzazione. Scelte che vanno a toccare gli interessi europei e di fronte alle quali la Ue deve darsi un po’ da fare (gli spazi ci sono, perché stiamo comunque parlando dei primi due mercati mondiali per livello di consumi).

  

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Gli ucraini continuano a combattere con risultati pagati a carissimo prezzo ma con progressi e riducendo progressivamente la capacità offensiva russa. La concentrazione dell’attenzione mondiale sugli attacchi terroristici contro Israele non ha impedito all’esercito ucraino di procedere mentre la leadership politica ucraina resta salda. Questo aspetto, detto con enorme ritardo, forse è stato il più sorprendente per gli strateghi (un po’ alla vodka) del Cremlino, la loro scommessa sul cedimento ucraino era basata anche sull’idea di una guida politica debolissima e poco legittimata. Errore totale.

 

Fatto #2

La situazione nella zona di Gaza in cui si sono trasferiti i palestinesi su indicazione dell’esercito israeliano, per sfuggire ai possibili scontri con Hamas.

 

Poi c’è il piano di pace cinese che sembra proprio l’imitazione di un piano di pace

 

Fatto #3

Leggete e aprite il dibattito a cena.

 

Potete anche parlare del leader di Hamas, così descritto dagli israeliani con fonti attendibili

 

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