di cosa parlare stasera a cena
L'Italia che esce dalla Via della Seta e lo scontro fuffa sul salario minimo
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
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Una decisione corretta e che apre prospettive positive, l’Italia esce dalla Via della Seta (l’accordo commerciale e logistico con la Cina) e si stabilisce con maggiore solidità nel quadro dei rapporti occidentali economici e politici, con un rapporto rinforzato con gli Usa guidati da Joe Biden (e un altro tempo della stessa partita è quello del sostegno all’Ucraina, con lo stesso Biden impegnato, usando toni drammatici, a far approvare gli aiuti dal congresso). Qui il commento, con esortazione, di Anne Applebaum.
Sono scelte che portano fatalmente, e per fortuna, a iscriversi nel gruppo dei responsabili anche per le faccende europee, aprendo la strada alle convergenze tra destra europeista e forze politiche storicamente insediate a Bruxelles.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
E poi, di tutte queste cose, bisogna anche parlare con Matteo Salvini
Fatto #2
Lo scontro tra maggioranza e opposizione sul salario minimo è più sceneggiato che reale. Non perché vadano d’accordo sul tema fingendo di litigare, ma perché non c’è materia per andare d’accordo e perciò neppure per litigare. La proposta dirompente dell’opposizione era fatta al 95 per cento di fuffa, per i sindacati o era sgradita o era usata in modo strumentale (dalla Cgil soprattutto per affermare un ruolo di guida verso il Pd), e comunque avrebbe avuto effetti minimi. Governo e maggioranza hanno risposto con l’abile diversione sul Cnel, da cui è venuto però un lavoro utile, e con il rimando a successivi interventi, in attesa che il metodo naturale, quello contrattuale, aiuti a ristabilire l’equità e il rispetto per il valore del lavoro necessari nell’economia italiana
E, appunto, il leader della Cgil sembra impegnato in trattative politiche che vanno molto oltre la questione del salario minimo
Fatto #3
Ancora qualche settimana fa Javier Milei definiva non negoziabile la chiusura della banca centrale argentina. Ora, seguendo il classico decorso successivo alla sparate elettorali, eccolo invece a nominare un presidente della banca centrale e, tra l’altro, si tratta di un navigato consigliere di precedenti governi.
Oggi in pillole
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