Foto Ap, via LaPresse

Di cosa parlare stasera a cena

Le conseguenze in Italia di quello che sta accadendo in Francia

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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Gran movimento nella politica francese e quindi nella politica europea. Quasi tutti saprete che Eric Ciotti, leader dei Républicaines, cioè una specie di centristi ma caratterizzati dal lascito ideale gaullista, sta lavorando all’alleanza tattica con il Rassemblement national guidato da Jordan Bardella e cioè la destra lepenista. È chiaro che prima della politica c’è la matematica spicciola utile per sfruttare al meglio la competizione su collegi uninominali e cioè per aggirare proprio il meccanismo di difesa dall’estremismo inventato da quel Charles de Gaulle cui si dovrebbero ispirare i Républicaines, ma poi arriva anche la politica e morde parecchio. L’accordo con la destra estrema è un tabù della politica francese e la mossa di Ciotti, subito accolta con soddisfazione da Bardella, ha scatenato reazioni di sdegno, ovviamente a cominciare proprio dai suoi colleghi di partito. E con l’abitudine molto francese alla condotta rigidamente ispirata ai principi politici c’è stato perfino un ammutinamento degli attivisti e dello staff del partito per impedire a Ciotti di compiere qualunque atto legato alla presidenza. Mentre moltissimi parlamentari e dirigenti si sono dissociati.

C’è un giudizio politico contro la destra, prima di tutto, ma ci sono anche considerazioni di opportunità pratica, perché la matematica dei collegi potrebbe non tradursi in piena intesa politica e gli elettori gaullisti potrebbero scappare verso gli altri centristi e cioè quelli che si ispirano a Emmanuel Macron (perché anche in Francia c’è il doppione del partito centrista, un po’ come nella tragicomica esperienza del 3% parallelo di Calenda e Renzi). 

E anche a sinistra c’è da fare i conti con chi vorrebbe creare campi larghi senza badare alla sostanza politica, ma per fortuna c’è chi tiene la linea. Insomma, Macron non è l’unico a giocare sui colpi di scena, anche se resta il più spericolato nell’azzardo politico. Il presidente ha anche detto di non aver alcuna intenzione di dimettersi quale che sia il risultato delle elezioni legislative da lui convocate.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Attenzione ai mercati, se la Francia traballa gli scossoni arrivano in tutta Europa e la fiducia nel progetto comune e nell’effetto stabilizzante dell’Ue si riduce. Tutto ciò, specialmente da noi, si traduce in destabilizzazione finanziaria, per il nostro enorme debito e per la nostra storia di fragilità rispetto alle tempeste esterne. Anche a metà anni Novanta, nella prima (e un po’ dimenticata) crisi dello spread la botta arrivò dalla Francia, con la bocciatura del programma di convergenza europeo sul quale noi italiani avevamo avuto un’apertura di credito dai mercati (poi ritirata di botto), e ora arriva un colpo simile con il rischio di destabilizzazione politica del progetto europeo nuovamente a partire da sconvolgimenti francesi. Il governo italiano deve essere pronto nelle risposte e veloce e credibile nelle rassicurazioni. Ha ragione Carlo Alberto Carnevale-Maffé nel segnalare il rischio e anche un po’ la beffa del sovranismo che fa saltare i sovranismi.

 

Fatto #2

Olaf Scholz ha perso le elezioni europee ma tiene duro sull’aiuto all’Ucraina e resta al suo posto alla guida del governo. Volodymyr Zelensky al Bundestag, non ci sono in aula l’estrema destra e l’estrema sinistra (praticamente i partecipanti ai talk show italiani).

 

Fatto #3

Riunione in vista tra capi di stato e di governo europei per decidere la guida della commissione europea (su sui poi il parlamento deve dare la fiducia) e Ursula von der Leyen nel doppio ruolo di votante e candidata (un po’ come succedeva tra i principi elettori del sacro romano impero o in molti conclavi). Ma c’è anche il solito nemico, Charles Michel, che chiede di non invitarla. In ogni caso la riconferma della presidente uscente resta l’esito più probabile, pur tra interessanti riposizionamenti politici.

 

Oggi in pillole