Giorgia Meloni (Ansa)

Di cosa parlare a cena stasera

Giorgia Meloni apre il G7 in Puglia, tra rischi e opportunità

Giuseppe De Filippi

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Due momenti che danno alla testa e fanno sbagliare, due vittorie che possono portare danni. Se fossimo tra i consiglieri di Giorgia Meloni la metteremmo in guardia dai trionfi del G7 pugliese e dall’esaltazione per il buon risultato alle europee. In passato chi è uscito bene da un G7 o, peggio ancora, chi ha vinto le europee poi ha attirato un po’ la sfortuna, un po’ l’astio altrui, un po’ la propria vanagloria. Meloni sembra ben attrezzata per reggere a tutto questo, ma dovrà continuare ad applicarsi con la abituale capacità di tagliare gli estremi dell’esaltazione. Il G7 è arricchito delle altre presenze, per primo Volodymyr Zelensky, e Meloni può approfittare di questa ampia rappresentanza, che fa del vertice pugliese una specie di appuntamento mondiale per affrontare le maggiori questioni aperte, per far emergere la sua specifica capacità di impostare trattative pensando a soluzioni innovative, seguendo copioni non scontati.

 

Le tre "cose" principali

 

Fatto #1
Di nuovo il tricolore e di nuovo la rissa, un po’ teatrale ma rissa. Non è assolutamente possibile mandare avanti le riforme istituzionali tra contrapposizioni becere. È la maggioranza, per la maggiore responsabilità che comporta il suo ruolo, a doversi fare carico della fine delle ostilità e dell’avvio di una riflessione (anche) comune sui contenuti delle riforme. È vero che si fa fatica a raggiungere i cittadini con informazioni approfondite sui temi delle riforme istituzionali, ma non è neanche possibile lasciare come uniche scene legate al cammino parlamentare di premierato e autonomia regionale quelle in cui si vedono aggressioni fisiche, tra giacche strizzate e facce rubizze. Ma in parlamento tra una rissa e l’altra si vota anche

 

Fatto #2
Ne abbiamo già visti più di uno a sinistra pronti a innovare, aprire al mercato, vincere le elezioni (con successivi esiti tra i più vari). Adesso tocca a Keir Starmer, leader del Labour in Uk. Ha proposto agli elettori la sua piattaforma, con un’oratoria meno brillante di un predecessore come Tony Blair, ma con ottime probabilità di essere presente lui al prossimo G7 al posto di Rishi Sunak

 

Fatto #3

Le contorsioni della politica francese e il mezzo annuncio sorprendente di Alain Finkielkraut, sempre seguito e amato dai lettori del Foglio. Mentre Eric Ciotti, auto-segregato e assediato dal senso del ridicolo, va per la sua strada

 

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