Ursula von der Leyen - foto Ansa

Di cosa parlare stasera a cena

L'apparente continuità tra la vecchia e la prossima Unione europea

Giuseppe De Filippi

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Si va verso il rinnovo veloce delle principali cariche europee, con Ursula von der Leyen destinata a un altro mandato da presidente della Commissione, il portoghese Antonio Costa con alte probabilità al consiglio malgrado le resistenze delle ultime ore e Roberta Metsola di nuovo alla presidenza del Parlamento. Qualcosa vorrà dire che si esce dalle elezioni europee descritte come le più sconvolgenti di sempre con continuità di due su tre e con il probabile inserimento di uno stimatissimo socialdemocratico, europeista e rigoroso in politica economica. Ma è anche vero che sotto all’apparente continuità ci sono equilibri ben diversi. Vince comunque la linea politicista contro quella super tecnica, ed è premiata la capacità di manovra e di relazioni di von der Leyen. Giorgia Meloni può continuare la sua manovra di avvicinamento alla grande maggioranza europea e ormai non può più sottrarsi a un ruolo non solo di primo piano ma anche di grande visibilità come titolare dell’unico governo stabile tra i grandi paesi dell’Ue. Posizione che comporta vantaggi nell’influenza sulla politica europea ma che toglie per sempre la possibilità di giocare di sponda con l’antieuropeismo e con i movimenti di protesta più demagogici. È importante che la presidente della commissione tocchi un tema come quello del contrasto all’aggressività commerciale cinese in cui certamente il governo italiano si riconosce. E poi c’è sempre Mario Draghi, con idee non solo utili ma necessarie per tenere insieme l’Ue e farla crescere.

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Vladimir Putin fa un po’ di polverone mediatico proponendo condizioni di resa da invasore vincente agli ucraini. Non viene preso in considerazione ma ne sentirete parlare nel nostro asfittico dibattito pubblico. Volodymyr Zelensky e il Papa sono invece (apparentemente) più cordiali rispetto all’ultima chiacchierata.

Fatto #2

Joe Biden non è rimbambito e non fatevi ingannare dalla propaganda di probabile emanazione russa.

Fatto #3

Il nuovo fronte popolare in Francia, un super frullato che va dalla sinistra sovranista e demagogica ai tentativi di rilancio dei socialisti in chiave riformista, parte all’attacco del programma macroniano, di ciò che Emmanuel Macron e i suoi hanno realizzato in questi anni, dalla riforma delle pensioni alle nuove regole sull’immigrazione. Nel nascente bipolarismo francese, tra fronte popolare e grande alleanza a destra, c’è una buffa sfida a chi è più antimacronista, come se gli elettori dovessere scegliere se e come contrastare il presidente liberale, se da sinistra o da destra. Da Jordan Bardella, capo dei lepenisti e leader dello schieramento allargato anche ai reprobi gaullisti, vengono però anche toni diversi, un po’ più istituzionali, come se a parlare fosse già un politico con responsabilità nazionali. L’ultima uscita in questa direzione riguarda le olimpiadi, con Bardella a rassicurare tutti dicendo che in caso di vittoria alle legislative non toccherà nulla dell’impianto organizzativo olimpico messo su dall’attuale governo.

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