DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Mattarella e la nuova coscienza europea

Giuseppe De FiIippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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Sergio Mattarella è in visita in Moldavia, dove sono frequenti le pressioni russe, le infiltrazioni, le minacce. Per il presidente “la campagna di disinformazione russa è insistente in tutta Europa e va affrontata in sede Ue e in sede Nato”. L’indicazione è chiara e forte e fa parte della strategia difensiva da cui sta nascendo una nuova coscienza europea, anche come esito paradossale dei tentativi russi di fiaccare la fiducia nella democrazia e negli stati democratici. Anche di fronte a risultati elettorali apparentemente sconvolgenti per gli equilibri europei questa consapevolezza di una campagna aggressiva e della diffusione di un pensiero ostile rispetto al nostro modo di organizzare la società e la politica sembra destinata a crescere e a informare le prossime scelte comuni. E si resiste anche all’Ungheria che trumpeggia.

  

Le tre "cose" principali di oggi

 

Fatto #1

Avevamo già notato la posizione forte di Antonio Tajani in Ue dopo le elezioni, come esponente italiano del Ppe (il partito vincente delle elezioni) e come ministro degli Esteri di uno dei pochi governi europei non penalizzato dal voto. Tajani non si era adagiato sul Ppe e aveva sollevato la questione fondamentale, con la richiesta di inserire il gruppo dei conservatori tra gli interlocutori politici fondamentali per la formazione della prossima commissione. Oggi carica i toni con ancora più decisione, chiedendo a Francia e Germania, i cui governi sono definiti perdenti alle elezioni, di rinunciare a imporre le loro scelte.

 

Fatto #2

Come procede il cammino parlamentare verso il premierato.

 

Fatto #3

Alla manifestazione romana contro le riforme istituzionali promosse dal governo c’è il campo largo ultima versione (non ancora quello pieno, bettiniano, che dovrebbe recuperare anche i centristi liberali, con l’auspicio di una guida affidata a Francesco Rutelli). È lo schieramento che si giocherà con energia anche la quasi certa partita referendaria, il “no” a qualcosa, per qualche misteriosa ragione psicologica, mobilita con molto maggiore efficacia rispetto al “sì” e quindi si capisce la spinta comune per organizzare il contrasto alle nuove regole sull’elezione del presidente del Consiglio e sulla distribuzione di poteri tra governo e presidenza della Repubblica, mentre quella che viene presentata come difesa dell’unità nazionale e cioè il “no” all’autonomia differenziata è una questione a parte, con ancora maggiore capacità di mobilitazione perché va a fondersi con la protesta meridionalista. Il referendum creerà un bipolarismo non fondato su differenze nelle politiche positive ma poggiato sui veti reciproci alle rispettive proposte istituzionali, quindi un bipolarismo senza vero confronto, una contrapposizione senza spazi di manovra.

 

Oggi in pillole