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Di cosa parlare a cena stasera

Lo scontro durissimo tra von der Leyen e Orbàn

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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Ursula von der Leyen è coerente con la sua elezione caratterizzata da una forte politicizzazione della Commissione, trasformata da organo amministrativo e quasi tecnico in istituzione di stampo federalista capace di tenere testa agli stati membri. Con Viktor Orbàn oggi lo scontro è stato esplicito e durissimo, in nome sia dei principi generali dell’Ue, quelli che derivano dai trattati, sia delle scelte politiche di questa Commissione e dell’orientamento delle forze democratiche e atlantiste che (per fortuna) danno la linea per l’azione europea, quale che sia esattamente il perimetro della maggioranza con cui von der Leyen è stata eletta. I richiami al sostegno all’Ucraina e al contrasto alla violenza degli invasori russi è diventato un punto di sfida a Orbàn, un modo per metterlo fuori dalle decisioni europee. Interessante che per il gruppo più estremo del Parlamento europeo, quello dei Patrioti, l’intervento della presidente sia stato “abominevole”. Si fatica, invece, a scorgere nelle scelte europee dei meloniani qualcosa che li avvicini ai Patrioti o che li allontani dalla impostazione politica di von der Leyen. E questo fa pensare.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Passa il Piano strutturale di Bilancio in Parlamento. Sarà il navigatore della politica di bilancio per i prossimi anni. Giancarlo Giorgetti ha un po’ impasticciato le spiegazioni sulle misure e ha scatenato una classica forma di panico italiana, quella per le tasse sulla casa, mentre non ha ben chiarito cosa intende fare con un altro tema piuttosto popolare, quello delle tasse sui carburanti. Ma ha anche parlato, con serietà e un certo orgoglio, della linea rigorosa che intende seguire per i conti pubblici, mettendo lo spread come indicatore principale della qualità del programma di governo. Un’impostazione che contrasta con la vulgata leghista secondo la quale spread, mercati internazionali, tassi di interesse e tutto il resto sono invenzioni o esagerazioni create per costringere l’Italia in una gabbia di rigore.

Giorgia Meloni la mette in un altro modo. Meno rigorista negli accenti e un po’ più politicamente marcata rispetto all’anodino Giorgetti.

Fatto #2

Gli incontri, sempre un po’ tesi, tra Papa Francesco e Volodymyr Zelensky. Il prossimo è stato appena annunciato.

Fatto #3
Ci sono troppi turisti o ce ne sono pochi? A Rimini tentano di rispondere puntando nientemeno che sulla Veritas (come se ci fosse un’orda turistica educata alle letture del ministro Alessandro Giuli).

 

Oggi in pillole