Foto Ap, via LaPresse

Di cosa parlare stasera a cena

Le fake news di Russia, Iran e Cina contro Kamala Harris e Tim Walz

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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Le accuse false e capaci di influenzare l’opinione pubblica contro Kamala Harris e Tim Walz stanno crescendo di numero. Si sono spostate in gran parte dalla nascosta Telegram alla più visibile X, la piattaforma comprata da Elon Musk per sostenere la candidatura di Donald Trump. A dare i primi impulsi nella diffusione di deepfake sono prevalentemente operatori russi, iraniani e cinesi, evidentemente guidati da strutture statali dei loro paesi. I russi si concentrano soprattutto sui tentativi di danneggiare la reputazione personale di Harris e Walz. Gli iraniani cercano di influenzare la riflessione sul Medio Oriente e sono, tra l’altro, gli stessi ad aver avviato e sostenuto le proteste anti-Israele nelle università americane. I cinesi tengono l’attenzione sui politici che si sono impegnati nella politica di contenimento dell’espansione della Repubblica popolare verso obiettivi come Taiwan e nel contrasto alle operazioni commerciali più aggressive verso il mercato americano. La rilevazione è stata fatta da Microsoft e resa pubblica. È interessante che, con l’esclusione di Khamenei, tutti i leader dei regimi da cui arrivano le notizie false sono stati citati da Trump come possibili interlocutori per cercare un nuovo dialogo.

    

Le tre "cose" principali

Fatto #1

I grillini non sono più grillini. C’è un garante libero, in cerca di lavoro, c’è un elevato, già portato a spalla dal suo popolo adorante, e ora abbandonato. Un caso personale che fa anche una certa pena quello di Beppe Grillo, comico non più divertente, futurologo da cui si fugge via come da certi rompiscatole occasionali, predicatore inascoltato, uomo triste e arrabbiato. Un’esperienza delirante si conclude con un taglio burocratico/politico e un contratto di rilevante valore economico che salta. 

 

Fatto #2

Anche il buonissimo progressista Justin Trudeau dà una stretta sull’immigrazione in Canada, perché il fenomeno migratorio non può essere lasciato senza forme di controllo e di governo.

   

Fatto #3

Evviva il premio Sacharov, i cui sostenitori sono ben più capaci di capire la realtà rispetto a quelli del Nobel. È andato all’opposizione democratica venezuelana (che dovrebbe essere governo se non ci fosse stato un golpe). È una scelta coraggiosa, che taglia fuori gli amici diretti e indiretti del regime di Maduro, molti dei quali sono nelle sinistre europee.

 

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