(foto Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

Quello di Meloni da Trump si preannuncia un viaggio complicato

Giuseppe De FiIippi

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Viaggio complicato quello che vedrà impegnata Giorgia Meloni tra meno di dieci giorni. L’eco delle cafonate di Donald Trump si sente e si sentirà ancora per un bel po’, con quella “fila per baciarmi il culo” che smonterebbe qualsiasi mediatore, anche se dotato o dotata di un enorme capacità di gestione della propria autostima. È credibile, tuttavia, e anche molto sensato, che Meloni accetti questa fatica umana e i rischi che comporta per tenere fede al rapporto speciale, personale e politico, che ha con Ursula von der Leyen. Per provare a dare, prima di tutto a Trump, un modo per venir fuori dall’incredibile guaio in cui si è cacciato e in cui sta cacciando il mondo. Ma fin qui siamo all’ovvio o almeno al ben noto. Il ministro francese dell’industria si è detto preoccupato per la missione americana di Meloni. Lo avrà detto un po’ per dovere di antipatia e un po’ per il reale timore forse non tanto di ciò che può dire la presidente del consiglio italiana ma di ciò che po' dire o far uscire (magari con qualche bugia a condimento) il presidente americano, con i suoi tentativi di dividere il fronte europeo e di trovarci crepe. Però è anche vero che l’Ue tiene aperto un grande spazio per negoziare e per consentire agli Usa una ritirata onorevole, perché la decisione sui primi piccoli rincari sulle imposte ad alcune merci americane in entrata avrà conseguenze pratiche solo dal 15 aprile e che la commissione europea dice espressamente che fino a quella data si può trattare. Meloni arriverà dopo quella scadenza, a cose abbastanza fatte, ma sempre con la possibilità (e forse su questo punto qualche informazione in più la ha avuta dalla presidente della commissione) di intervenire sul dossier. Anche se le grandi aziende americane ed europee stanno già ora rivedendo i loro piani per i prossimi mesi, con programmi che poi non sarà possibile rivedere rapidamente.

Le tre "cose" principali

Fatto #1

La recessione colpirà più che certamente l’economia americana (a meno di un totale cambio di rotta nelle politiche commerciali). I danni reciproci con i vicini canadesi. Si riducono in modo drammatico le prenotazioni di container verso gli Usa, con un calo del 67%, e in partenza da Usa, meno 40 per cento. In Borsa non si capisce più niente.

Fatto #2

La Cina va tantissimo tra le autorità europee in questi giorni ed è anche comprensibile, ne abbiamo parlato a cena spesso nei giorni scorsi.

Fatto #3

Un po’ di dazi europei.

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