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Di cosa parlare stasera a cena

Dopo la retromarcia sui dazi Trump è un negoziatore meno credibile

Giuseppe De Filippi

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Ieri a cena abbiamo parlato d’altro perché intanto Donald Trump si preparava alla clamorosa cancellazione delle sue stesse decisioni (difese fino all’ultimo secondo possibile con il suo stile protervo, aggressivo e volgare). Con questo cedimento all’ultimo minuto ha perso nella sua speciale partita di chicken game e forse ha fatto anche danni alla sua futura reputazione di negoziatore, anche perché nelle stesse ore ha mandato altri messaggi ambigui, sia all’Iran sia alla Russia. Comunque, vediamo perché ha cambiato idea secondo il Washington Post.

 

Le tre "cose" principali

Fatto#1

I mercati gioiscono per la sospensione della stupida guerra commerciale, ma restano scottati sia dall’inaffidabilità del potere americano sia dalla debolezza mostrata dal mercato dei titoli del debito sovrano degli Usa, suscettibile di crolli rapidi che ricordavano i Btp italiani negli anni Novanta e nei primi Duemila. E se in Europa la tendenza è semplicemente e robustamente al rialzo.

Negli Usa, come si diceva, c’è spazio per le prime crepe. Ovviamente Scott Bessent, l’utile non-idiota e salvatore del barlume di razionalità di cui parlavamo giorni fa, diventa l’eroe del gruppo trumpiano e conquista più potere.

 

Fatto#2

Il sospetto molto fondato di arricchimenti nel giro trumpiano grazie a qualche informazione che facesse presagire i repentini cambi di direzione dei mercati finanziari. È anche vero che il tentativo di incastrare Trump per via giudiziaria non sembra semplice, malgrado le apparenti enormità dei suoi comportamenti. Ed è vero anche che Schiff, ottima persona, rischia però di impelagarsi in una caccia al suo personale Moby Dick.

 

Fatto#3

Prada e Versace fanno vedere come si fanno i consolidamenti per restare forti e poter competere nel mercato mondiale di un settore tremendamente competitivo.

 

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