La trincea di Blatter, Vaticano diviso e il successo di Expo. Di cosa parlare stasera a cena

Marco Alfieri

In esclusiva per noi Marco Alfieri seleziona e propone letture, spunti e idee per sapere quello che succede nel mondo.

    Frase del giorno


     

    “…Ma dopo l'entusiasmo e la curiosità delle prime tre settimane, Expo2015 sarà tristemente in declino…” 

     

    Daniele Bellasio (stamattina)


     

     

    Che Fifa

     

    Il presidente russo Putin accusa gli Usa di aver aperto l’inchiesta sulla Fifa per impedire che si tengano i Mondiali in Russia nel 2018 e per evitare la rielezione di Blatter facendo assumere, inevitabilmente, un connotato geopolitico (dopo Ucraina e caso Snowden) all’inchiesta che sta facendo tremare il regno di Blatter. Il giurista di Harvard, Noah Feldman, ad esempio, definisce incendiaria l'iniziativa americana, non tanto per i focolai scoperti, piuttosto evidenti, ma per le contestabili basi giuridiche (quindi per il suo prevalente valore politico).

     

    Una spiegazione chiara per chi vuole capire i sette arresti, le due inchieste e i sospetti casi di corruzione che riguardano tre Mondiali e molte altre cose. Intanto domani è il grande giorno del voto. Blatter resiste: “non posso controllare tutti.” L’Europa e il presidente dell’Uefa Platini chiedono a gran voce le sue dimissioni e invitano a votare lo sfidante, il principe giordano Ali Bin al Hussein. Chi sta con chi? Geografia delle preferenze: Usa e Ue contro Russia, Africa e Asia.

     

    Il ruolo e le responsabilità delle grandi corporation sponsor di Fifa nello scandalo sollevato dalle autorità Usa. E quello delle (tante) banche citate nelle carte dell’inchiesta. Mentre Visa annuncia di voler riconsiderare gli accordi con la federazione mondiale (se non si farà velocemente pulizia).

     

    Non c’è che dire, bene informati. Huffington Post racconta la “solerte” colazione dei due reporter del Nyt, giunti alle quattro del mattino all’hotel cinque stelle di Zurigo dove poco dopo si sarebbe svolta la retata dei vertici Fifa. “Beautiful game, dirty business” è invece la cover story dell’Economist. 

     

    Bella la riflessione di Davide Coppo su Rivista Undici. “Quanto è dura - scrive - continuare ad avere credibilità nel calcio e perché, semplicemente, non dovremmo più chiamarlo gioco…”.

     

    Questa invece è l’altra faccia dello scandalo Fifa. I nuovi schiavi nepalesi, indiani e cingalesi che lavorano e muoiono in Qatar per costruire il circo patinato dei Mondiali 2022. Tutti sanno ma nessuno fa nulla per fermare la vergogna.

     

     

    Se ne parla oggi

     

    Tragedia greca. Atene è il convitato di pietra dei Sette grandi riuniti a Dresda (ira di Berlino). Sull’accordo a breve Lagarde e Moscovici frenano ma i passi avanti sono evidenti (dopo le pressioni Usa): “Ci sono progressi, ma ancora del lavoro da fare…”.

    Jihad quotidiana. Al Jazeera ha strappato un’intervista esclusiva a Abu Mohammed al Golani, capo del Fronte al Nusra (al Qaida in Siria). Chiaro il suo messaggio: la nostra missione è sconfiggere il regime siriano, non abbiamo piani di espansione all’estero (e in Occidente) che ci distoglierebbero dall’obiettivo. In ogni caso, spiegano gli analisti nella big story di AP, contro Isis e l’insorgenza jihadista non bastano di certo i bombardamenti aerei. Washington è avvisata.

    Europa invertebrata. Addio solidarietà. Queste sono le quote di (ri)assegnazione nei vari paesi Ue dei migranti richiedenti asilo sbarcati sulle coste italiane e greche. Ma le resistenze interne già mettono la misura appena varata a rischio insabbiamento. E poi, in sei video reportage, il racconto delle frontiere europee più usate dai migranti.

    Quella sporca dozzina. L’inchiesta di Politico Europe su tutti i personaggi che, storicamente, hanno contribuito a rovinare l’Ucraina. A prescindere dalle recenti ambizioni di Putin. 

    Matrimoni gay. Il referendum che scuote la vigna: il cardinale Kasper vuole le unioni civili al Sinodo, il Papa esalta il matrimonio. Come la mettiamo?

     

     

    Italy in a day

     

    Noio Podemos imitàr. Tsipras e Spinelli, Cameron e Fitto, Sarkozy e Fini, Bertinotti e Marcos, Kennedy e Veltroni, e ora Fassina, Civati, Landini: benvenuti nella civiltà della clonazione. Indagine sulla tragicomica politica del replay…

    Paesi&Buoi. “L’Antimafia e gli impresentabili più presentabili del mondo…”: zero condanne in quattro. Non è una cosa seria.

    Palazzo Koch. L’agenda Bankitalia per il Renzi bis “decrittata” da Stefano Cingolani. 

    (in)Fertilità. In Italia negli ultimi cinque anni sono nati 64mila bambini in meno.

     

     

    Mappa del giorno


     

    Notti magiche! Tutti i soldi che girano intorno alla galassia Fifa, in base al budget 2015-2018

     


     

     

    Argomenti di dibattito

     

    Mandeville a Pechino. Il Partito comunista cinese deve rilanciare l’economia; torna ai classici liberali e snobba Piketty: meno dazi ai ricchi e meno moralismi.

    Il crepuscolo dell’Impero. Com’è cambiato e si è trasformato il Regno Unito negli oltre sessant’anni trascorsi tra il primo (1952) e l’ultimo (ieri) discorso della Regina a Westminster. E i cinque modi in cui David Cameron (che ha intrapreso un tour per il continente) potrà vincere o perdere il referendum sull’uscita di Londra dall’Europa. 

    Corruzione endemica. Tranne due, tutti i personaggi coinvolti o citati nelle carte dell’inchiesta sulla corruzione Fifa provengono dall’America Latina e dai paesi caraibici. Il New York Times prova a capire il perché (naturalmente non è un caso).

    In via d’estinzione? Mathew Ingram su Fortune condensa in una interessantissima chart (e in poche righe) tutto quel che serve sapere sul futuro della carta stampata (e il grande potenziale “pubblicitario” della rivoluzione mobile).

     

      

    Cose da sapere

     

    La fabbrica del mondo. Foxconn è universalmente conosciuta per essere la fabbrica che costruisce i prodotti Apple. In realtà sta cominciando a diversificare le sue produzioni (e i suoi clienti) e lo farà sempre più in futuro. Ad esempio: già oggi produce il 30% dei componenti delle macchine elettriche Tesla.

    Patate sane e resistenti. Spiega Technology Review che una nuova tecnica di alterazione del DNA permette di creare in poco tempo piante che, con tecniche tradizionali, avrebbero bisogno di anni.

    Il dilemma croato. Il petrolio in Adriatico o il turismo? La decisione sta spaccando il paese (e non solo). 

     

     

    Ossessioni 

     

    Contabilità macabra. A che punto sono gli Stati Uniti con la pena di morte? Il Nebraska l'ha appena abolita ma sono 31 gli stati in cui c'è ancora.

    Fuga di cervelli. Il settore bancario rischia sempre più di perdere i propri migliori talenti, attirati dal business in espansione del settore FinTech, ossia la digitalizzazione dei servizi finanziari.

    Era mio padre. In Italia il 69% dei padri laureati in farmacia ha un figlio maschio laureato in farmacia (Fonte: AlmaLaurea).

     

     

    Mettetevi comodi

     

    Sabbie arabe. Il racconto del New Yorker sul rischio che il fronte mediorientale della guerra per procura Iran-Arabia Saudita, si sposti dallo Yemen anche in Libano.

    Business is business. Vice ha intervistato un contrabbandiere serbo che vende abbigliamento di lusso contraffatto made in China. Da leggere perché si capisce bene il giro del fumo. 

    Marziani a canestro. Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers dal 4 giugno si giocheranno la vittoria del più importante torneo di basket al mondo. Perché sarà una sfida diversa e imprevedibile.

    Rappolitik. Tre autori raccontano il complicato rapporto tra rap italiano e politica. Dalla militanza delle prime posse, passando per Sangue Misto, i Dogo e Fibra, fino all'odierna popolarità di Fedez.

     

     

    C’era una volta


    Dieci anni fa domani la Francia vota no alla ratifica del Trattato per adottare una Costituzione europea, redatta nel 2003 dalla Convenzione europea presieduta da Valèry Giscard d’Estaing (nella foto). Oggi Pierre Moscovici lo ammette: la scelta contraria di Parigi (e dell’Olanda) ha contribuito a rallentare l’integrazione Ue