Amico ayatollah, il rimpasto di Tsipras e il pianeta nano. Di cosa parlare stasera a cena

Marco Alfieri

In esclusiva per noi Marco Alfieri seleziona e propone letture, spunti e idee per sapere quello che succede nel mondo.

    Frase del giorno


     

    Gli stessi che chiedono più Europa politica urlano al golpe per la perdita di sovranità greca: ma più Europa politica significa meno sovranità nazionale…"

    Daniele Bellasio


     

     

    Saremo alleati?

     

    Dopo più di venti mesi di negoziati, i ministri degli esteri di Cina, Francia, Germania, Regno Unito, Russia, Stati Uniti e Iran hanno trovato un accordo sul programma nucleare iraniano. Cancellate le sanzioni, Teheran non potrà avere l’atomica per dieci anni.

     

    Il presidente statunitense Barack Obama ha dichiarato che userà il suo potere di veto per evitare che l’accordo venga bloccato dal Congresso, dove i repubblicani annunciano battaglia.

     

    Altre reazioni? Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu è furibondo: l’accordo è un cedimento all’asse del male. D’ora in poi il mondo sarà molto più pericoloso. Per il presidente iraniano Rouhani, invece, comincia una nuova pagina di storia.

     

    L’arricchimento dell’uranio, i tempi, i siti militari, le armi e i missili balistici e che succede se gli accordi non vengono rispettati: l’accordo in cinque punti e una bella timeline del Guardian su tredici anni di sforzi (e abboccamenti) diplomatici che hanno portato allo storica firma. Interessante anche l’infografica della Reuters su tutti i nodi aperti e i siti nucleari iraniani che verranno monitorati.

     

    Per Maurizio Molinari l’accordo è una vittoria politica di Obama che ha scommesso fortemente sul disgelo con Teheran. Per il Nyt, tuttavia, potrebbero volerci anni per vederne i frutti. Anche il Pentagono è preoccupato per gli effetti dell’accordo.

     

    Di certo in Iran scatterà il risiko energetico, con le grandi major occidentali in pole position per riprendere gli affari interrotti dagli anni delle sanzioni.

     

    Infine il giochino geopolitico di Ian Bremmer. L’accordo è pessimo per i sauditi e Israele, per Assad e i sostenitori di Hezbollah. Ci saranno più soldi che girano per finanziare guerre regionali per procura (e quando l’Iran proverà a barare, perché lo farà, il Fronte dei 5+1 finirà per dividersi). L’accordo invece è ottimo perché ha vinto la diplomazia, aiuterà l’Iran ad aprirsi, riporterà gli investimenti a Teheran e abbasserà il prezzo del petrolio. Come si dice, chi vivrà vedrà…

     

     

    Melodrachma

     

    Secondo il ministro dell’economia greco, George Stathakis, il premier Tsipras sostituirà alcuni ministri già domani sera. Non solo. La corrente di sinistra di Syriza è contraria al piano firmato con i creditori ed è probabile che il premier di Atene sia costretto ad allargare la maggioranza di governo per avere i voti necessari in aula. Entro mercoledì infatti il parlamento di Atene deve approvare le riforme concordate con Bruxelles in cambio di nuovi prestiti.

     

    Nel day after restano tanti punti interrogativi, a partire dall'appeal dei movimenti euroscettici che avranno gioco facile ad attaccare l'accordo, lucrando voti e consensi. E poi le ferite aperte nell’asse carolingio Francia-Germania che finora ha guidato l’Europa ma che, sul salvataggio greco, si è palesemente diviso.

     

    Per Simon Nixon del Wsj non si è trattato di un golpe tedesco bensì di un generoso atto di fede. Per Lucio Caracciolo il risultato del braccio di ferro rivela l’esistenza di un protettorato in maschera e di un’Europa germanizzata.

     

    Interessante anche leggere tra le righe dell’intervista al Sole del ministro Padoan, in cui il titolare dell’Economia svela un particolare non banale: tranne Italia, Francia e Cipro che volevano un compromesso più morbido, tutti gli altri paesi erano allineati sul rigorismo tedesco…

     

    Non solo decimali. Il clash culturale tra la “student politics” di Tsipras & Podemos e l’ordoliberalismo tedesco. Marco Valerio Lo Prete racconta il primato del ministro tedesco Schauble, che per la prima volta si differenzia apertamente dalla cancelliera Merkel (lo spiega bene Politico Europe).

     

    A proposito. Dove andranno a finire gli 82-86 miliardi previsti dal terzo programma di aiuti alla Grecia? Troika, Eurogruppo e governo greco non brillano per trasparenza, ma sembra che buona parte servirà per ripagare i debiti verso Fmi e Bce. Poi vengono le banche greche. Gli investimenti arrivano buoni ultimi.

     

     

     

    Se ne parla oggi

     

    Sabbie arabe. Chi se li prende i droni di Obama per sorvegliare tutta l’Africa del nord? La Casa Bianca tratta con Egitto e Tunisia per installare una nuova base. La strategia in Libia e il ruolo dell’Italia. Intanto in Afghanistan il nuovo presidente Ghani ha voluto dall’inizio il dialogo con i taliban e cerca di coinvolgere anche Pakistan e Cina. I risultati per ora sono modesti, mentre si fa largo lo Stato Islamico.

    Se telefonando. Renzi, Letta, il generale Adinolfi e altre smargiassate irrilevanti (leggi certe intercettazioni) da Repubblica del pettegolezzo.

    La Cina è vicina. Quartz spiega la ragione per cui la cinese Tsinghua Unigroup ha deciso di offrire 23 miliardi di dollari per comprarsi l'azienda di chip statunitense Micron. Se si arrivasse al deal, sarebbe la più grande acquisizione di Pechino negli Usa.

     

     

     

    Mappa del giorno


     

    La periferia è il centro. La rete di Papa Francesco in America Latina (e non solo)

     


     

     

    Argomenti di dibattito

     

    Facebookcrazia. La capitalizzazione del Social network più famoso del mondo è raddoppiata in tre anni, raggiungendo la cifra di 250 miliardi di dollari (nono posto per dimensione tra le aziende S&P500). Da che cosa deriva questo enorme successo finanziario? C’entrano tre cose strategiche.

    Big Oil. La spettacolare crescita del mercato petrolifero asiatico nell’interessante report dell’Oxford Institute for Energy Studies.

    Sharing economy. Fast Company la tocca piano: per chi vive in una grande città possedere un’auto è troppo costoso (e soprattutto inutile).

    La vita è un gioco. Cosa ci lascia in eredità Satoru Iwata, l’uomo che ha cambiato per sempre la storia dei videogiochi.

     

     

     

    Cose da sapere

     

    Ragazze alla pari. La battaglia del premier inglese David Cameron per spingere le grandi imprese UK a ridurre il “gender gap” salariale.

    Corsa alla Casa Bianca. Il Nyt mette in fila quanti soldi hanno già raccolto i vari candidati (democratici e repubblicani) alle primarie Usa. Hillary è in fuga per la vittoria.

    Teste d’uovo? Troppi intrecci e poco pensiero: politica e think-tank in Italia vanno molto a braccetto. In modo sbagliato. La ricerca di OpenPolis.

     

     

     

    Ossessioni

     

    In piscina. Spazi pubblici oppure nascosti, da Martin Parr a Slim Aarons, perché le piscine sono affascinanti e cosa rappresentano.

    Peste moderna. Perché non si riesce a debellare l’epidemia di colera scoppiata ad Haiti nel 2010? Lo racconta molto bene Mosaic Science.

    Piacere, Plutone. Per la prima volta nella storia possiamo vedere come è fatto il pianeta nano, grazie alla sonda spaziale New Horizons della Nasa.

     

     

    Mettetevi comodi

     

    Diario di guerra. Il fotografo francese Jérôme Sessini ha seguito il conflitto in Ucraina fin dal suo inizio: dalle manifestazioni del 2013 a Kiev allo scoppio della guerra nell’est del paese. Nel suo viaggio nelle regioni orientali ha fotografato la vita quotidiana nelle zone controllate da Mosca e in quelle russofone che sono ancora amministrate da Kiev, come la città di Mariupol.

    Non è la Rai. Un ottimo longread del Guardian sulla battaglia per il controllo della mitica Bbc, sotto attacco del governo inglese e alle prese con una riforma non più rinviabile.

    La testa di un genio. Estratto, sezionato, analizzato e poi perso per decine di anni: la storia di tutto quello che è successo al cervello del celebre scienziato dopo la sua morte è davvero incredibile.

    Cuba Libre. L’isola di Castro è sempre stata un posto esotico ma complicato per fare business. Il New Yorker indaga su cosa potrebbe cambiare dopo il disgelo.

    La presa del potere. Come Novak Djokovic è diventato il mostro agonistico che è oggi: solo contro tutti, all'ombra di Federer e Nadal.

     

     

    C’era una volta


     

    In queste ore Plutone. Cinquant’anni fa, invece, per la prima volta l’uomo atterrava su Marte, con la sonda Mariner 4