Goodbye Londra, i mercati sul Titanic e il futuro della Premier League. Di cosa parlare stasera a cena

Marco Alfieri

In esclusiva per noi Marco Alfieri seleziona e propone letture, spunti e idee per sapere quello che succede nel mondo.

    Frase del giorno


     

    “We all leave in a yellow submarine…”

    Goffredo Pistelli


     

     

    Little England

     

    Crisi politica, onda populista, mercati finanziari, nuovi rapporti con l’Europa, equilibri domestici. Cinque conseguenze della Brexit messe in fila dall’Ft.

     

    Intanto il premier David Cameron, l’uomo che aveva “chiamato” il referendum immaginando di potersi rafforzare politicamente, quindi il grande sconfitto dalla vittoria del “Leave”, ha annunciato che si dimetterà. Tra tre mesi, in tempo per la conferenza di partito che si tiene ai primi di ottobre a Birmingham. Dunque ci sarà un nuovo leader a guidare il governo e soprattutto a guidare il negoziato della Brexit…

     

    I dirigenti delle istituzioni europee hanno subito invitato il Regno Unito ad avviare “al più presto” la procedura di uscita: “ci dispiace ma la vita va avanti…” Londra avrà due anni per negoziarla (il come lo spiega Bloomberg).

     

    Un po’ di dati? Un po’ di dati. Ad esempio: il 66% dei britannici che hanno smesso di studiare a 16 anni hanno votato Leave; il 71% di quelli che hanno conseguito un diploma universitario hanno votato Remain. Altre polarizzazioni ci sono state tra città e compagna e, soprattutto, tra giovani e vecchi. In più le contee dove ha stravinto il Leave sono anche quelle maggiormente dipendenti dai finanziamenti europei, strana nemesi. Comunque trovate un po’ di numeri interessanti in questa bella mappa del Nyt.

     

    Che farà adesso l’europeista Scozia è un altro dei temi caldi. Se già prima non voleva restare con un’Inghilterra dentro la Ue, figurarsi ora. Non a caso la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha subito aperto all’ipotesi di un secondo referendum per l’indipendenza.

     

     

    Personaggi

     

    Vincitori e vinti del referendum sull’Europa, secondo Vox.

     

    Il biografo ufficiale di Margaret Thatcher racconta la conversione euroscettica del glorioso partito dei Tories (dunque la vittoria di Boris Johnson vs David Cameron).

     

    E poi la Brexit vista dal Golf Club di Donald Trump in Scozia. “Il Leave? Renderà la Gran Bretagna più forte…”, gonfia il petto The Donald.

     

     

    Manica larga

     

    Il timore maggiore della Brexit è dato dal potenziale effetto contagio globale. Le borse mondiali sono ovviamente in caduta, la sterlina è ai minimi da trent’anni. Alberto Brambilla prova ad analizzare la cosiddetta spirale finanziaria della Brexit. Il primo impatto dell’uscita di Londra dall’Ue e le conseguenze di medio periodo, invece, sono al centro dell’analisi di Francesco Guerrera su Politico.

     

    Per l’Economist si tratta di una separazione tragica (articolo tradotto in italiano da Internazionale). Per Foreign Policy la Brexit era semplicemente un avvenimento inevitabile. Opinioni a specchio!

     

    Questa bellissima infografica riassume l’impatto economico-finanziario del Leave sui paesi europei. Ma sarà l’intero business continentale a dover cambiare pelle, come spiega il Wsj. Basti dire che l’Europa è il primo partner commerciale di Londra e il 44% dell’export britannico si dirige verso paesi Ue.

     

    Senza contare che con l’uscita di Londra, l’Europa perde la sua principale potenza militare (e forse diplomatica).

     

    L’altro tipo di contagio, altrettanto importante, è di tipo politico. L’ondata anti sistema che proviene dalla Manica impatterà su un continente politicamente diviso, che teme la disgregazione, attraversato dal ciclone populista. In attesa dell’attesissimo voto spagnolo di domenica, il Washington Post azzarda quali saranno i prossimi paesi destinati ad emulare la via inglese. Aiuto!

     

    E Bruxelles? L’Europa sta cercando di correre ai ripari ma la prospettiva migliore è che la costruzione dell’Unione si conceda una lunga paralisi…

     

    Più prosaicamente, Londra dovrà trovare un lavoro a duemila funzionari europei inglesi, presto disoccupati.

     

     

    Mappa del giorno


     

    Se guardiamo queste percentuali, la Brexit potrebbe non essere un caso isolato…

     


     

     

    Mettetevi comodi

     

    Regno disunito. Il voto pro Brexit ci consegna un Regno Unito molto diviso. È probabile che la Scozia torni a chiedere l’indipendenza. Anche le linee di reddito segnano una divisione: le aree ricche hanno scelto “remain”, quelle meno benestanti hanno optato per il “leave”. E si apre una questione generazionale.

    Capitale del mondo? Cosa significa la Brexit per la City di Londra.

    Nostalgie imperiali. In che modo questo voto ridisegnerà il posto nel mondo della Gran Bretagna.

    La grande onda. Il populismo è come un’anestesia, a un certo punto ci si sveglia. C’è un gran disordine mondiale all’ombra di scelte “epocali”. Ma pure il populismo si stanca…

    Lotta di classe anagrafica. Davvero è successo che in Gran Bretagna i vecchi hanno votato contro i giovani? Un ragionamento più ampio sul nuovo conflitto di classe (anagrafica), in Italia e non solo in Italia…

    Primo amore. Gruppi musicali, riviste, oggetti, elementi della cultura o del paesaggio che amiamo del Regno Unito, e che ameremo ancora, nonostante Brexit.

    La Brexit ucciderà la Premier League? Le possibili conseguenze, tecniche ed economiche, sul campionato di calcio più bello e ricco del mondo.

     

     

    Altri mondi

     

    Sabbie arabe. Elogio dei soldati italiani in Iraq, secondi solo (per numero) agli americani. Mentre un gruppo dell’opposizione siriana formato da milizie arabe e curde sostenute dall’aviazione degli Stati Uniti, è entrato a Manbij, una località strategica controllata dal gruppo Stato islamico.

    Corsa alla Casa Bianca. Il candidato democratico Bernie Sanders ha detto che voterà per Hillary Clinton alle presidenziali negli Stati Uniti. Lo ha riportato la Msnbc. Clinton ha di fatto ottenuto la nomination democratica, conquistando tutti i delegati necessari alla nomina (via Internazionale). E poi il popolo delle “Rust Belt”, tradizionalmente democratico, che a novembre potrebbe sospingere Trump alla casa Bianca.

    Dieselgate. La Volkswagen pronta a pagare risarcimenti per 10 miliardi di dollari agli automobilisti statunitensi rimasti coinvolti nel dieselgate.

    Il fondo del barile. In che modo la tecnologia nucleare potrebbe aiutare il Venezuela sull’orlo del collasso ad alleviare la crisi alimentare.

    Led Zeppelin. “Stairway to Heaven” non è un plagio. Lo ha deciso un tribunale di Los Angeles, respingendo la causa degli Spirit: le due canzoni si somigliano ma non sono «intrinsecamente simili».

     

     

    Accadde oggi


     

    Nel 1910 oggi, a Milano, veniva fondata la Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, ovvero l’Alfa Romeo…