Cosa dice la lettera della Commissione all'Italia salvinista
Progressi insufficienti per ridurre il debito, Tria dovrà dare spiegazioni a Bruxelles
Il governo gialloverde ha cinque settimane di tempo per studiare una manovra correttiva credibile e disinnescare una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea, che potrebbe costare una multa da 3,5 miliardi di euro. La lettera della Commissione, attesa da qualche giorno, è arrivata oggi al ministero dell'Economia e informa che l'Italia non ha "fatto progressi sufficienti nel corso del 2018 per rispettare i parametri sul debito". Il ministro Giovanni Tria dovrà fornire una risposta entro venerdì, spiegando quali "fattori rilevanti" giustifichino questa condizione.
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La lettera, firmata dai commissari Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, rispettivamente vicepresidente della Commissione e commissario all’Economia, informa anche che la Commissione sta preparando un rapporto sullo stato del debito sul quale il Comitato economico e finanziario (Efc) dovrà esprimere le sue opinioni. Il rapporto sarà adottato il 5 giugno ed è un primo passo verso la procedura per deficit eccessivo, che sarà discussa e decisa dai ministri delle Finanze durante il prossimo Ecofin previsto per il 9 luglio, appunto, tra cinque settimane. Le motivazioni che il ministro Tria formalizzerà nella sua risposta alla Commissione basteranno per rassicurare l’Unione europea? L'unica azione in grado di fermare il processo che porta alla procedura di infrazione è una manovra correttiva, un’ipotesi finora impalatabile per il governo che ha respinto ogni dubbio sull'efficacia delle misure contenute nell'ultima legge di Bilancio.
Eppure i numeri dicono che per ridurre il debito non è stato fatto nulla, anzi, il contrario. A preoccupare la Commissione sulla stabilità dei conti pubblici italiani è la crescita del debito pubblico, che invece di diminuire in rapporto con il pil è aumentato dal 131,4 per cento del 2017 al 132,2 nel 2018. La missiva corrisponde perciò a un atto dovuto previsto dai Trattati quando un paese ha un debito pubblico superiore al 60 per cento del pil, ma non mette in campo azioni convincenti per ridurlo nel tempo. Il rallentamento della crescita italiana, poi, contribuisce ad allarmare l'Unione europea, che teme un'ulteriore aumento dell'indebitamento. A questo si aggiunge il deficit strutturale: il governo italiano nel Def mostra un deficit in discesa dal 2,4 per cento di quest’anno al 2,1 dell’anno prossimo, mentre la Commissione lo prevede in salita dal 2,4 al 3,6 per cento. L’Italia afferma che aumenterà l’Iva – o troverà le necessarie coperture a salvaguardia del rispetto dei parametri europei – mentre la Commissione europea presume che non lo farà.
La giornata è iniziata male per il ministero dell'Economia. Già questa mattina la Corte dei conti ha presentato il suo Rapporto annuale in cui invita il governo a intervenire per controllare il debito pubblico, spiegando che sia il reddito di cittadinanza sia quota 100 non hanno effetti benefici per l'economia italiana. Anche la Banca Centrale Europea ha espresso oggi alcuni dubbi sulla stabilità finanziaria dell'Italia. Nel rapporto semestrale della Bce, le banche italiane sono sorvegliate speciali insieme a quelle portoghesi perché molto esposte alle oscillazioni dello spread: "Il portafoglio [delle banche] di governativi nazionali resta elevato e in alcuni paesi — tra cui Italia e Portogallo — è addirittura aumentato rispetto all’inizio del 2018”.