Passi incerti sull'immigrazione
La diplomazia è viva: Macron a Roma, poi vertice a Malta. Restano i problemi
Il primo bilaterale del Conte bis, quello tenuto col presidente francese Emmanuel Macron, è stato solo uno dei tanti passaggi chiave che attendono la rediviva diplomazia italiana, risvegliata dopo un anno di torpore gialloverde e ora al lavoro sul dossier immigrazione. In mattinata Conte ha incontrato il premier libico Fayez al Serraj, mentre nel pomeriggio Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, è andata a Berlino per vedere il suo omologo tedesco, Horst Seehofer. Poco prima di arrivare in Italia, Macron aveva avuto un bilaterale a Parigi col premier finlandese Antti Rinne, presidente di turno del Consiglio dell’Ue.
Questo intreccio di incontri prelude al vertice del 23 settembre alla Valletta, dove Italia, Francia, Germania, Finlandia e Malta discuteranno il nuovo piano di ricollocamento dei migranti. Il summit ha un obiettivo ambizioso: creare un sistema di redistribuzione automatica di chi sbarca in Italia e a Malta tra i paesi più volenterosi. Conte vuole arrivare al Consiglio europeo dei ministri dell’Interno (il 7 ottobre a Lussemburgo) con una buona base di accordo da allargare ad altri paesi.
Al momento, però, restano tante incognite.
I francesi non vogliono più del 25 per cento dei migranti sbarcati. Soprattutto, non intendono prendere quelli economici ma solo i richiedenti asilo. Inoltre l’Eliseo vorrebbe accogliere solo i naufraghi recuperati in operazioni di salvataggio (1.344 nel 2019), rifiutando quelli arrivati in autonomia (6.760 nel 2019). Per farsi un’idea: ieri a Lampedusa è arrivata una barca con 108 migranti e altre due con a bordo circa 50 persone ciascuna. Nessuno è stato salvato in mare. Si vedrà se Macron farà altre concessioni: fra sei mesi in Francia si vota alle amministrative e un recente sondaggio dice che il 64 per cento degli elettori è contrario a una politica d’accoglienza troppo lasca, e la destra lepenista è pronta ad approfittare degli eventuali passi falsi di Macron.
Quanto all’Europa, ora si intravedono buone intenzioni dappertutto – come dimostra il sostegno della prossima presidente della Commissione von der Leyen – ma una solidarietà concreta o addirittura automatica come ha vagheggiato Conte ancora non c’è.