Il percorso del gasdotto Tap (in rosso)

La guerra del tubo

Ilva e non solo. Chi vuole costruire il gasdotto Tap

Gabriele Moccia

Tanti gli interessi in gioco nella competizione internazionale per la fornitura di tubi lineari e rivestimenti sottomarini per il gasdotto del Mediterraneo meridionale.

Nell'incertezza legata ai destini della sicurezza energetica della sponda sud del Mediterraneo, a causa della crisi libica, proseguono i lavori del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (Tap). Il consorzio che lo gestisce ha pubblicato altri due bandi di prequalificazione per la costruzione della tratta sottomarina. Il primo riguarda i lavori di ingegneria civile, ispezione dei fondali, costruzione e precollaudo sia della tratta sottomarina tra la costa albanese e quella italiana, sia degli approdi (per l'Italia l'entry point è previsto a San Foca, in Puglia). Il secondo, ben più interessante, riguarda la fornitura di tubi lineari e rivestimenti sottomarini.

 

Questa seconda gara potrebbe scatenare un'agguerrita competizione internazionale tra i principali player del settore e risollevare le sorti di qualche importante gruppo in crisi di fatturato. In lizza ci sono i greci – gran parte del peso geopolitico del gasdotto passa per Atene – della Corinth Pipeworks, una delle poche società elleniche che anche nel recente periodo di turbolenza post-elettorale ha guadagnato in Borsa, seguiti dai turchi della Borusan Mannesman e della Noksel.

 

La Turchia, spinta dalla Socar, società petrolifera di stato dell'Azerbaigian, l'ha già fatta da padrona sul Tanap, il gasdotto gemello al Tap che verrà completato nel 2018, vincendo i 2/3 circa delle commesse. Ankara potrebbe essere interessata anche ad una fetta del Tap (Grecia permettendo, ovviamente). Per il premier Alexis Tsipras, infatti, il Tap può rappresentare l'occasione per dimostrare che l'interesse nazionale del paese che guida non dipende esclusivamente dalla battaglia sul debito, ma anche dallo sviluppo di infrastrutture energetiche essenziali sia a lui sia a Bruxelles.

 

[**Video_box_2**]Agguerritissimi anche i tedeschi della Salzgitter e Europipe, che erano molto esposti in termini di commesse sul South Stream e che quindi sono stati pesantemente colpiti dagli annunci del presidente russo Vladimir Putin relativi al blocco dei lavori per il tubo russo. I tedeschi e i turchi, che hanno di per sé ottimi rapporti commerciali, potrebbero ulteriormente rafforzarsi attraverso una cordata per prendersi le commesse sul gasdotto greco-albanese. Infine, il colosso siderurgico ArcelorMittal, che dalla sua fabbrica di Bremen in Germania già costruisce i tubi per una parte del Tanap. Il contratto vinto prevede la fornitura di 310 mila tonnellate di coils laminati a caldo, 1/3 dei laminati necessari a coprire l'intera opera. ArcelorMittal ha una potenza di fuoco in termini di capacità produttiva che potrebbe far gola agli ingegneri del Tap, infatti i tre stabilimenti che operano per il settore oil&gas (Bremen, Cracovia e Fos sur Mer) producono annualmente circa 460 mila Mtons, più o meno l'equivalente del peso complessivo della linea del gasdotto.

 

E l'Italia? In questo scenario, non è escluso che anche l'Ilva di Taranto – che ha estremo bisogno di nuovi clienti e commesse – partecipa ai bandi di gara.

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