Più che l'attesa, ora per Tsipras a Bruxelles c'è solo aria tesa
Bruxelles. Il primo ministro greco, Alexis Tsipras, non intende indietreggiare di fronte alle pressioni dei creditori internazionali affinché il suo governo adotti una serie di riforme che consenta di sbloccare gli aiuti che restano nel programma di assistenza finanziaria e di evitare il rischio di una Grexit. “Alcuni cercano di spaventarci con ultimatum”, ha detto ieri Tsipras davanti al Parlamento di Atene: “Vogliono che la Grecia diventi un porcellino d’India politico. Non ci facciamo spaventare dalle minacce”. Nonostante l’accordo raggiunto all’Eurogruppo il 20 di gennaio sulla base dell’assunto “soldi in cambio di riforme”, Tsipras ha ribadito che “la Grecia dei memorandum e dell’austerità è già nel passato”. Ma quando si siederà al tavolo con il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese François Hollande, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem in un mini-vertice che si terrà questa sera a margine del Consiglio europeo, Tsipras ascolterà un messaggio molto diverso dalla “soluzione politica” che vorrebbe per ottenere subito 1,9 miliardi di aiuti.
Se si vuole evitare l’incidente che porta alla Grexit, la soluzione è “una diversa configurazione di governo”, dice al Foglio un alto responsabile della zona euro che chiede di restare anonimo, raccontando il clima a oggi prevalente dentro l’Eurogruppo. Alcuni partner vorrebbero che Tsipras scaricasse la sinistra di Syriza, il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis e i nazionalisti di destra con cui è in coalizione, per formare un governo di unità nazionale. Anche se – riconosce l’alto responsabile – “probabilmente la situazione deve diventare più critica per arrivare a una diversa costellazione politica”.
Il cambio di regime in Grecia non è per subito. “E’ troppo presto per dire che c’è bisogno di un piano B”, spiega un commissario europeo, pure lui sotto condizione di anonimato. I leader diranno a Tsipras che deve muoversi rapidamente per rispettare l’accordo del 20 febbraio, approvando riforme in Parlamento e astenendosi da azioni unilaterali, come la legge sulla crisi umanitaria che prevede 200 milioni di sussidi o il trasferimento dei proventi delle privatizzazioni verso le politiche sociali.
“Sono preoccupato per la Grecia e non sono soddisfatto dei progressi degli ultimi giorni”, ha spiegato il presidente della Commissione, il lussemburghese Jean-Claude Juncker. “Il tempo sta scadendo per la Grecia”, ha avvertito il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble. Se Atene è riuscita a collocare 1,3 miliardi di titoli a 13 settimane con un un rendimento stabile al 2,7 per cento, la liquidità potrebbe esaurirsi in fretta. Ma nessuno ha avuto accesso ai dati del ministero delle Finanze. Le valutazioni delle tre istituzioni divergono: la Commissione teme una bancarotta immediata; la Banca centrale europea ritiene che il governo greco possa reggere finanziariamente fino ad aprile; il Fondo monetario internazionale è il più ottimista e prevede che i soldi finiranno solo in maggio.
In una teleconferenza di martedì dell’Euro working group – l’organismo che prepara le riunioni dell’Eurogruppo – è esplosa tutta l’esasperazione dei creditori della Grecia. I 15 funzionari del Brussels Group – com’è stata ribattezzata invece la Troika, già composta da Commissione Ue, Bce e Fmi – sono bloccati in un albergo ad Atene in un’atmosfera che ad alcuni ricorda Baghdad. Malgrado le continue richieste, il ministro delle Finanze Varoufakis non ha ancora presentato alcuna misura che possa consentire di sbloccare una parte degli aiuti. Martedì – secondo Bloomberg – due funzionari del Fmi hanno definito la Grecia come il cliente meno cooperativo dei suoi 70 anni di storia. Ma il giudizio di alcuni europei è ancora più duro: il governo Tsipras governa come se fosse “seduto in un caffè a fumare canne e a sognare la rivoluzione mondiale”, spiega al Foglio lo stesso alto responsabile. “Abbiamo cercato di capire qual è la grande strategia super-intelligente” di Tsipras e Varoufakis, “ma siamo giunti alla conclusione che non ci sia alcuna strategia, solo incompetenza cerebrale e disonestà intellettuale”.
Il governo greco sta perdendo anche gli ultimi alleati. “Non terremo la Grecia nella zona euro a qualsiasi costo, ma sotto strette condizioni che sono accettabili per entrambe le parti”, ha spiegato il commissario agli Affari economici, il socialista francese Pierre Moscovici, in un’intervista alla Welt.
Il Qe che oggi scherma i creditori
Secondo diverse indiscrezioni, gli effetti della Grexit vengono studiati sia dall’Eurogruppo sia dalla Bce. “La zona euro non è un’unione politica in cui alcuni paesi pagano sempre per gli altri”, ha avvertito il presidente della Bce Mario Draghi. I ministri delle Finanze ritengono che il Quantitative easing metta al riparo da ogni contagio. Mentre i rendimenti sui titoli di stato greci continuano a essere insostenibili e ieri la Borsa di Atene ha di nuovo perso il 4,13 per cento.
[**Video_box_2**]La grande contraddizione greca è riassunta così a Bruxelles: “Tsipras ha promesso di rimanere nell’euro, ma vuole i soldi senza condizioni”. Secondo il presidente del Partito popolare europeo, Joseph Daul, si può risolvere solo attraverso “gli strumenti democratici”: elezioni o un referendum. Agli occhi dell’Eurogruppo, non c’è tempo per una campagna elettorale, ma potrebbe servire “un referendum che dia il mandato di fare qualcosa di completamente diverso”. Ma i ministri delle Finanze sono convinti che solo una “situazione critica” convincerà Tsipras a seguire la strada del pragmatismo. Il presidente dell’Eurogruppo, Dijsselbloem, mercoledì ha evocato uno scenario cipriota per la Grecia, con i controlli di capitali e la chiusura delle banche per fare default ma evitando la Grexit. Il passo successivo sarebbe il governo di unità nazionale e la richiesta di un nuovo bailout. Se non lo farà – spiega il responsabile della zona euro – “il sistema bancario salterebbe in due ore”. E il ritorno alla dracma sarebbe assicurato.