Gli ulivi pugliesi ammalati e lo scatto pavloviano degli intellò anti Ogm
Roma. La vicenda degli ulivi pugliesi colpiti dalla Xylella rischia di trasformarsi, da seria emergenza fitosanitaria, a caso di scuola dell’isteria collettiva che sempre più frequentemente colpisce questo paese, perennemente in cerca di soluzioni magiche a problemi complessi. Andiamo con ordine.
La Xylella fastidiosa è un batterio che colpisce, in alcune piante arboree, quella sorta di sistema vascolare (lo xilema) che consente ai nutrienti di raggiungere i rami e le foglie dalle radici. L’infezione ostruisce lo xilema e la pianta si secca partendo dalle estremità. Una patologia già nota in California, dove colpisce soprattutto la vite, già alla fine dell’Ottocento. Sulla propagazione della Xylella influiscono gli insetti che la trasportano di pianta in pianta: l’estensione dell’habitat dell’insetto e la sua capacità di penetrare a fondo la corteccia delle piante determinano spesso le dimensioni e la gravità del contagio. Ne sanno qualcosa proprio in California, dove nel 1996 la produzione vinicola fu messa a repentaglio dalla comparsa di una nuova specie di cicala (Homalodisca vitripennis) più “efficiente” delle specie autoctone nel trasportare il batterio. Di più, spesso il disseccamento delle piante (è il caso salentino) è frutto di un’insieme di cause: negli ulivi colpiti è stata riscontrata la presenza, oltre che della Xylella, anche di altri batteri e funghi. Le soluzioni, dal momento che non esistono rimedi diretti, passano necessariamente dal contenimento del contagio attraverso l’abbattimento delle piante malate e di quelle ancora sane in una fascia di sicurezza. Fin qui nulla di strano, se non il comprensibile sgomento della popolazione locale di fronte a una prospettiva tanto drastica e dolorosa, sulla quale pesa casomai il dubbio che la decisione sia stata presa con ritardo: i primi casi sono stati infatti rilevati già alcuni anni fa.
Ma il generatore automatico di complotti ha bisogno di poco per mettersi in moto: il batterio è una novità per la Puglia? Allora ci deve essere per forza qualcosa di strano. Chi lo ha messo in giro? Perché lo ha fatto? Nessuno ha messo in giro un bel niente, di agenti patogeni che viaggiano nelle stive delle portacontainer sono ormai pieni i manuali di fitopatologia, ma la macchina dei complotti è già passata alla fase successiva: se c’è un delitto, si trovi il mandante.
L’ipotesi sostenuta da una schiera di “intellettuali” pugliesi – i Sud Sound System, i Negramaro, Caparezza, l’immancabile Al Bano – ai quali oggi si è aggiunta la cassa di risonanza di Sabina Guzzanti, che arrivano a vedere dietro la Xylella un improbabile complotto ordito nientemeno che da Monsanto per sostituire gli ulivi salentini con ulivi Ogm (in realtà nemmeno esistono sul mercato quelli “geneticamente modificati”) è chiaramente campata in aria. Peraltro, l’eventuale esistenza di varietà resistenti alla Xylella sarebbe una buona notizia, da accogliere con sollievo se abitassimo un paese aperto all’innovazione e non facile preda di isterie medioevali.
[**Video_box_2**]Un dibattito surreale, se pensiamo che proprio in questi giorni negli Stati Uniti è stata approvata senza tanti drammi la commercializzazione di due varietà geneticamente modificate destinate direttamente al consumo umano, una mela e una patata.
Eppure la mobilitazione per impedire gli abbattimenti, totalmente irrazionale, sta incontrando più consensi di quanti sarebbe logico attendersi: non sarebbero Sabina Guzzanti o “Nandu” dei Sud Sound System a subire le conseguenze dell’estensione del contagio, ma gli olivicoltori pugliesi, e poi a seguire quelli del resto d’Italia. Un’ipotesi, quella sì, davvero inquietante.