Le guardie della rivoluzione durante una sfilata a Teheran

Iran Inc., affari e segreti della holding dei pasdaran

Gabriele Moccia
Hassan Rohani ci ha provato. In occasione delle celebrazioni per l’anniversario delle forze armate della repubblica islamica, il presidente dell'Iran ha chiesto ai militari di non interferire nella vita economica e politica del paese. Niente da fare, un bel buco nell’acqua.

Hassan Rohani ci ha provato. In occasione delle celebrazioni per l’anniversario delle forze armate della repubblica islamica, il presidente dell'Iran ha chiesto ai militari di non interferire nella vita economica e politica del paese e, rivolgendosi in particolare al corpo delle guardie della rivoluzione, li ha invitati a tornare a occuparsi solo di affari militari e strategia. Niente da fare, un bel buco nell’acqua.

 

Qualche settimana fa, quando si è trattato di assegnare la commessa di 2 miliardi e mezzo di dollari per uno dei più grandi progetti infrastrutturali per lo sviluppo dell’Iran – il completamento dell’alta velocità ferroviaria con una nuova linea di 400 chilometri che collegherà Teheran a Isfahan – la scelta è caduta su Khatam al Anbia, la holding dei pasdaran, corpo paramilitare islamico.

 

Del resto, neanche Ahmadinejad, ben più allineato con l'ala militarista, è riuscito ad incrinare la loro forza economica. Quando l’ayatollah Khamenei gli chiese di dare una "limatina" in senso riformista all’articolo 44 della Costituzione, per migliorare i conti e soprattutto avviare un processo di privatizzazione delle partecipazioni pubbliche e delle commesse dello stato, fu il comandante delle guardie in persona, Mohammad Jafari, a battere i pugni sul tavolo, snocciolando cifre sull'esposizione economica del suo corpo: disse che Khatam deteneva solo l'8 per cento del mercato delle costruzioni iraniano. Ora ci sono i conti del gruppo che parlano.

 

A dicembre, approvando quelli del 2014, l'assemblea legislativa, il Majlis – che detiene un controllo parlamentare sulla conglomerata – ha visto il fatturato aumentare del 12 per cento rispetto al 2013, macinando utili per 3 miliardi di dollari circa, così come le assunzioni: 5 mila nuovi addetti nel 2014. Molti di questi sono proprio pasdaran. Secondo alcuni cables della Cia pubblicati da Wikileaks, il 30 per cento della forza lavoro della società viene da lì o da loro familiari.

 

Commentando i risultati, il ceo del gruppo, Abolghasem Mozzafari, che nei pasdaran si è fatto le ossa costruendo i tunnel sotterranei per penetrare in Iraq durante la guerra contro Saddam Hussein, ha ricordato come la holding non sia e non voglia essere in competizione con i privati. E però Mozzafari ha ricordato che, se non ci fosse stata Khatam al Anbia in questi ultimi anni di fuggi fuggi dal paese di big degli idrocarburi come Total, Repsol o Shell, progetti strategici come il recente lancio della fase dodici dello sviluppo del più grande giacimento di gas nel Golfo persico, il South Pars, sarebbero tragicamente naufragati. Nel perimetro della società non ci sono solo ponti, strade, edifici e dighe.

 

[**Video_box_2**]I veri gioielli della corona sono le sussidiarie che operano nel settore petrolifero e del gas. Come l'Oriental Oil Kish, che le guardie rivoluzionarie hanno rilevato dal ministero del petrolio nel 2006, sborsando 7 miliardi di dollari e che, anche grazie a un accordo sottobanco con il colosso americano dei servizi all'estrazione Halliburton, è oggi una delle poche società iraniane che ha abbattuto quasi totalmente le perdite dovute al gas flaring (dispersione di gas) nelle sue attività. Si tratta di un tassello importante visto che, proprio il flaring, in tempi di sanzioni economiche, è sempre stato una delle principali cause della crisi recente dell'industria energetica del paese, un fardello tecnologico. Secondo la World Bank’s Global Gas Flaring Reduction Public-Private Partnership, solo nel 2011 l'Iran ha bruciato 11 miliardi di metri cubici di gas, l'equivalente di circa un quarto della domanda annuale di gas della Corea del sud, che è tra i primi cinque/sei importatori di gas liquefatto al mondo.

 

E poi ci sono le navi. Da qualche anno le guardie della rivoluzione ne posseggono parecchie, attraverso l'Iran Marine Industrial Company, meglio nota come Sadra. I cantieri navali di Bushehr, producono cargo e petroliere classe Aframax destinate principalmente al Venezuela, ma servono anche da appoggio logistico alle attività militari e paramilitari del corpo e delle sue forze qods, che operano sugli scacchieri del Golfo e nel resto del medio oriente.

 

Qualche giorno fa, ha riferito Al Arabiya, una nave iraniana avrebbe scaricato 185 tonnellate di armi ed equipaggiamento militare al porto yemenita di Saleef, destinato a supportare la ribellione delle milizie sciite Houthi. Dietro sembra esserci ancora una volta lo zampino dei pasdaran, che considerano cruciale vincere la battaglia Houthi nella guerra civile in corso in Yemen per assestare un colpo al regime di Riad. Per farlo hanno bisogno anche di Sadra e Khatam al Anbia.

 

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