Non solo taxi. In Germania arrivano pure le “Uber” delle pulizie e delle badanti
Berlino. Sono le Uber delle pulizie, quattro startup che hanno messo gli occhi sul ricco mercato del lavoro a domicilio tedesco e promettono allo stesso tempo di assorbire l'enorme piaga dell'evasione fiscale che impera nel settore. Secondo stime del ministero delle Finanze, infatti, la cifra evasa al fisco da circa 4 milioni di lavoratori in nero ammonta a 50 miliardi di euro l'anno. Un universo di illegalità per nulla scalfito da leggi e semplificazioni fiscali varate negli anni passati dal governo.
Da qualche tempo quattro nuovi attori incrociano le ramazze: l'americana Homejoy e le tedesche CleanAgents, Helpling e Book a Tiger, tutte dotate di siti web e pagine Facebook attraverso cui offrono a prezzi oscillanti fra 12 e 15 euro l'ora uomini e donne delle pulizie, singoli o in squadra, a privati o aziende. Il tutto prenotabile on line in meno di tre minuti e con le condizioni tipiche del nuovo formato del lavoro liquido: orari flessibili, frequenze a piacere, nessun contratto fisso, assicurazione sulla casa inclusa per eventuali danni causati durante le ore di lavoro. Ma quel che pare decisivo, è tutto legale, sia verso il cliente che verso lo stato e il lavoratore: ricevuta a fine lavoro, 20% del costo scaricabile dalle tasse e commissione che oscilla fra il 15 e il 20%, percentuale che consente alla singola forza lavoro un guadagno mai sotto la soglia del salario minimo entrato in vigore in Germania all'inizio dell'anno.
È per questo che le Uber delle pulizie non hanno finora scatenato proteste. Anzi, il governo sembra avere un occhio di riguardo, nella speranza che quel che non è riuscito alle leggi dello stato - assorbire la palude del lavoro nero - possa riuscire ai nuovi capitani dell'imprenditoria digitale. «Abbiamo un vantaggio d'immagine», ha ammesso all'Handelsblatt Matthias Sigmund, direttore della filiale tedesca di Homejoy, «perché il nostro competitore è il mercato nero». Gli fa eco Benedikt Franke, cofondatore di Helpling: «Il nostro obiettivo è professionalizzare e legalizzare un mercato finora poco trasparente».
In questo universo recentissimo, CleanAgents è quasi un'azienda veterana. Il suo fondatore, Sergiej Rewiakin, è entrato nel settore quasi per caso, due anni fa, grazie alle lamentele di amici e conoscenti che cercavano disperatamente collaboratrici domestiche a Berlino. Una breve indagine ha messo Rewiakin in contatto con il mondo oscuro del lavoro domestico, dominato da immigrati dall'Europa dell'Est, sfruttati e privi di tutele. Da qui l'idea di cavare un business risolvendo un problema sociale: «Abbiamo creato una piattaforma online europea che mette in contatto diretto cliente e forza lavoro», ha spiegato al portale Deutsche Startup, «dando la possibilità a migliaia di domestici di offrire in maniera trasparente i loro servizi come fanno i freelance in altri settori».
[**Video_box_2**]Modello delle startup tedesche è la statunitense Homejoy, attiva sul mercato americano dal 2012 e sbarcata in Europa grazie all'investimento di 38 milioni di dollari operato da Google, con i quali si è presentata anche alla borsa di Londra. Ma il denaro corre copioso anche nelle casse delle aziende concorrenti: Helpling è nata con 30 milioni di euro raccolti dall'incubatrice berlinese di startup Rocket Internet, Book a Tiger ha di recente ottenuto un milione di euro dal gruppo di Zurigo Tamedia (attivo nel settore dell'informazione) per espandersi in Svizzera. Dopo la gara per il mercato tedesco, inizia la competizione per quello europeo.