Altro che taxi, Uber ha già cominciato a far concorrenza al trasporto pubblico (e funziona)
Quando qualche mese fa Travis Kalanick, il giovane fondatore di Uber e trust-buster del settore taxi ha parlato alla conferenza Digital Life Design a Monaco di Baviera, inaugurando ufficialmente la sua campagna mediatica e di lobbying europea, i media si sono concentrati sui dati della crescita di Uber e sulla promessa di “50mila nuovi posti di lavoro nell’Unione Europea solo nel 2015”. Mentre molti guardano al dito della concorrenza ai taxi, Kalanick indica la luna della rivoluzione dei trasporti urbani. Il punto essenziale alla base della tecnologia di Uber (la possibilità di avere un autista su richiesta grazie alla geolocalizzazione) non è un nuovo servizio taxi più cool perché fatto con lo smarphone e pagato con la carta di credito, ma la possibilità di sfruttare flussi informativi grazie alla geolocalizzazione. Se in principio l’idea era quella dello chauffeur e della berlina di lusso come UberBlack (un servizio più costoso dei taxi), poi è arrivato UberPop, in cui a fare da conducente sono persone comuni, un servizio che grazie a prezzi molto bassi fa una concorrenza serrata ai tassisti. Ma l’ultima frontiera dell’innovazione - quella di cui Kalanick ha più a lungo parlato a Monaco - è UberPool, che allarga la sfida dai taxi al trasporto pubblico. UberPool, attualmente attivo solo a San Francisco, Parigi e New York, è un UberPop che permette di effettuare dei viaggi in condivisione con altri passeggeri (car pooling).
In pratica il passeggero che prenota un viaggio può condividerlo con altre persone che fanno un pezzo dello stesso tragitto e con altri che saliranno a bordo per un altro pezzo di strada comune. Le città sono piene di persone che fanno la stessa strada nello stesso arco temporale e in questo modo, anziché con due auto, possono farla con una. L'obiettivo per Uber è quello di fare il “viaggio perpetuo”: sale uno, poi sale un altro, scende il primo, sale un terzo, scende il secondo, sale un quarto e così via. Questo sistema permette di rendere più efficiente l’utilizzo dell’auto e il lavoro del driver che nello stesso tempo può scarrozzare più persone guadagnando di più e offrendo contemporaneamente prezzi più bassi ai clienti, che possono pagare solo per il posto su cui sono seduti anziché per tutta la vettura.
[**Video_box_2**]Non solo c’è un beneficio netto per chi vende e per chi compra, ma anche ricadute positive sulla mobilità urbana: meno macchine in strada, meno traffico, meno incidenti, meno inquinamento, meno costi, maggiore occupazione nel settore dei trasporti. Per molte persone il costo di viaggiare in città può diventare più conveniente del possesso di un’auto. I dati snocciolati da Kalanick a riguardo sono impressionanti. Nel mondo ci sono un miliardo di automobili, per un valore complessivo di 20 mila miliardi di dollari, un capitale che però è per il 96 per cento inutilizzato: in media le auto funzionano un’ora al giorno, le restanti 23 stanno ferme. Non solo, ma queste scatolette di metallo occupano circa il 15 per cento del territorio urbano e vengono costruite infrastrutture come garage e parcheggi per tenerle ferme il 96 per cento del tempo. UberPool, che a breve sbarcherà anche nelle altre città europee, intermediando le informazioni degli utenti permette di organizzare tutto questo capitale in maniera più efficiente ed è una sfida al sistema di trasporto pubblico visto che trasforma quelli che erano dei taxi in piccoli autobus on demand che ti prendono dove sei e ti portano esattamente dove vuoi andare. “Ciò che forse non si è capito è che Uber è un coordinatore logistico universale, non una semplice sfida ai taxi – dice al Foglio Carlo Alberto Carnevale Maffé, docente di Strategia e politica aziendale in Bocconi – una diversa soluzione organizzativa del trasporto universalmente accessibile. Il pubblico invece di ostacolare dovrebbe sussidiare un modello del genere visto che va a sostituire una spesa per il trasporto pubblico enorme che serve a muovere mezzi pieni non più del 15-20%”. Il sistema di trasporto pubblico rispetto alle nuove possibilità tecnologiche è preistorico e inefficiente: “Tutto il modello organizzativo è pre-internet, con un’asimmetria informativa totale: offerta rigida, orari rigidi, tragitti rigidi, prezzi rigidi. – dice Carnevale Maffé – Questo modello viene completamente ribaltato: è la domanda degli utenti che determina l’offerta. Con Uberpool inoltre l’offerta diventa più efficiente perché si satura, non ci saranno più autobus da 30 posti che trasportano 4 passeggeri”. L’altro vantaggio di un sistema del genere è che è capace di sostituire l’offerta rigida pubblica inefficiente, ma anche di esserle complementare, ad esempio integrandosi con le linee metropolitane e le stazioni per servire in maniera ottimale l’hinterland delle grandi città e le zone meno servite. “Il trasporto pubblico tra Milano e Roma è perfetto, il problema è tutto il resto, ed è proprio lì dove il trasporto pubblico è più inefficiente che i modelli a la UberPool possono essere utili”. UberPool sta arrivando e probabilmente i prossimi a protestare e scioperare non saranno i tassiti, ma i dipendenti del trasporto pubblico.