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Abuso di posizione dominante

Il piano (tutto politico) della Commissione Ue per distruggere Google

David Carretta
Formalizzate le accuse dell’Antitrust dopo quasi cinque anni di inchiesta, colpito anche Android. L’obiettivo è smembrare il modello di business.

Bruxelles. Dopo quasi cinque anni di inchiesta dell’Antitrust, la Commissione europea mercoledì ha formalizzato le accuse di abuso di posizione dominante contro Google, aprendo la strada a una potenziale multa da 6 miliardi di euro. In quella che appare come un’offensiva su ampia scala, la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha anche avviato una nuova indagine sul sistema operativo Android, mentre il Senato francese sta considerando la possibilità di forzare Google a rivelare l’algoritmo del motore di ricerca. “La ragione per cui usiamo Google è che ha prodotti molto buoni”, ma nel settore dei motori di ricerca è “vicino al monopolio”, ha spiegato Vestager: “Le imprese dominanti hanno la responsabilità di non usare la loro posizione per restringere la concorrenza”. Secondo Vestager, il fatto che, nei risultati delle ricerche, Google privilegi “i suoi prodotti commerciali è un abuso”. La sanzione pecuniaria, che potrebbe essere la più alta della storia, non sarà immediata. Google ha 10 settimane per rispondere.

 

“Siamo fortemente in disaccordo con la comunicazione di addebiti”, ha detto Google. In un memo interno rivelato da TechCrunch, è stata tratteggiata la linea difensiva: Google Search offre “servizi migliori per gli utenti”; la concorrenza sta aumentando con Bing, Yahoo, Quora, gli assistenti vocali di Apple e Microsoft e i siti specializzati come Amazon ed Expedia; “il mobile sta cambiando tutto” con “l’esplosione delle app che portano la gente direttamente all’informazione che vogliono”. La decisione di procedere, nonostante Google fosse pronta a un compromesso promosso dal predecessore di Vestager, Joaquín Almunia, appare una scelta motivata più da ragioni politiche che da considerazioni di antitrust.

 

Nel 2013 la Federal Trade Commission americana aveva concluso che Google non ha fatto uso di metodi anticoncorrenziali per promuovere i propri prodotti. La Commissione Juncker ha preferito dare ascolto agli appelli degli Arnaud Montebourg (l’ex ministro del patriottismo economico in Francia) e degli Axel Springer (il magnate dei media in Germania) che pretendono lo smembramento di Google per proteggere le imprese europee a prescindere dai benefici dei consumatori. Minacciando una multa, la Commissione prende di mira il “business model” di Mountain View: fornire servizi innovativi gratuiti a tutti, finanziati grazie a servizi a pagamento per le altre imprese e alla promozione dei propri prodotti commerciali. Chiedendo di svelare l’algoritmo di Google, il Senato francese vuole conoscere l’equivalente della formula segreta della Coca-Cola. L’accanimento su Android è fondato sullo stesso sospetto che aveva portato alla multa contro Microsoft per Internet Explorer, malgrado i consumatori avessero già scelto altri browser: Google avrebbe incitato i produttori di smartphone e tablet a preinstallare le sue app su sistema operativo.

 

[**Video_box_2**]Vestager ha negato di aver ceduto alle pressioni di Berlino e Parigi. “Un quarto dei ricorrenti è rappresentato da società americane”, ha spiegato la commissaria: “Più la politica si occupa molto di un caso, più dobbiamo concentrarci sui fatti”. Ma la strategia digitale della Commissione Juncker sembra sempre più ispirata dall’invidia per i successi americani e dalla volontà protezionista. In un discorso martedì il commissario al Digitale, il tedesco Günther Oettinger, ha spiegato che intende farla finita con un business online in cui l’Europa è “dipendente da pochi player globali non Ue”. L’obiettivo di Oettinger è “sostituire i motori di ricerca, i sistemi operativi e i social network di oggi” (quelli americani, ndr) attraverso una regolazione che favorisca “un contributo significativo dell’industria europea”. I rappresentanti della grande coalizione tedesca a Bruxelles festeggiano la guerra contro Google. “Sono felice che la Commissione continui a prendere Google per le corna”, ha detto il presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico Martin Schulz. “L’Europa deve mostrare i denti contro questi giganti americani”, ha spiegato il presidente del gruppo del Ppe, il cristiano-democratico Manfred Weber.