Ragioni per auscultare il battito dei consumi dal carrello della spesa
Roma. L’ultima infornata di dati Istat suggerisce che la percezione sull’economia italiana da parte del settore privato resta ottimista, nonostante i piccoli cali riportati ad aprile. La fiducia delle imprese e dei consumatori è scesa in aprile rispetto ai massimi storici di marzo (rispettivamente a 108,2 punti da 110,7 e a 102,1 da 103). Declino da leggere “come una pausa anziché come che un’inversione di tendenza”, secondo la banca inglese Barclays. Il giudizio dell’opinione pubblica è stato influenzato da un flusso continuo di notizie positive dall’estero (calo del petrolio, espansione monetaria Bce, euro debole) e dall’Italia (l’enfasi governativa sul rapido dispiegamento degli effetti della riforma del lavoro) comunicate in maniera quasi univoca dai media. Ora l’ebbrezza va scemando.
Tuttavia quando le famiglie non basano il loro giudizio sulla percezione mediatica, nel bene o nel male, ma sull’esperienza quotidiana, si osserva un lieve progresso. Il “giudizio sulla condizione del bilancio famigliare” resta negativo ma è in miglioramento: da meno 17 punti nel dicembre scorso a meno 8 in aprile, dice l’Istat. “C’è una dinamica positiva di allentamento della tensione. Il clima d’opinione influenza i consumi che finora crescono in termini decimali (più 0,4 su base annua per Confcommercio) e non quanto il balzo della fiducia faceva intuire. Ma a sostenere i consumi sono migliori prospettive di stabilità del reddito, consentite ad esempio da un contratto indeterminato rispetto a uno a termine”, dice al Foglio Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma.
Gli operatori della grande distribuzione – supermercati, ipermercati – oltre ai piccoli esercizi, hanno registrato per la prima volta dopo tre anni consecutivi di contrazioni un aumento delle vendite (dell’1,9 per cento) di beni di consumo nel primo trimestre 2015, secondo Nielsen. In Basilicata la crescita è stata superiore alla media nazionale per volume (più 12,5) e per valore (più 8,3) di vendite, secondo Francesco Pugliese, ad di Conad, che ha collegato la tendenza positiva all’assunzione di almeno 1.500 addetti nello stabilimento Fiat-Chrysler di Melfi parlando alla trasmissione “Piazzapulita” su La7 lunedì (“sarà perché ci sono persone che hanno trovato lavoro?”, ha detto). A inizio anno le imprese del largo consumo avevano un atteggiamento ottimistico: dopo molte rilevazioni negative, la percezione sul giro d’affari e le attese a breve sono tornate a crescere, dice il sondaggio di Gs1 Italy/Indicod-Ecr (società che vigila sul rispetto degli standard globali di tracciabilità lungo tutta la filiera dei prodotti di marca) condotto su 35 mila imprese del largo consumo sue associate. Le aziende rilevano una diminuzione delle perdite rispetto al passato e quelle della grande distribuzione un timido guadagno. Il comportamento dei consumatori nel nord Italia suggerisce una maggiore sicurezza nel fare la spesa. Nel primo trimestre il valore medio dal “carrello” ha registrato un sussulto dopo sei anni di tendenza negativa, dice Rossella Brenna, direttore vendite della catena Unes (Gruppo Finiper) con 170 supermercati in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. A marzo il valore dello scontrino medio ha toccato i 19 euro da 18,5 circa dell’anno scorso (più 2 per cento). “I clienti – dice Brenna – sanno che ‘non pioverà per sempre’ e modificano il mix della spesa comprando qualcosa in più o qualche prodotto di alta gamma che stiamo progressivamente inserendo nell’offerta”.