Libero contante in libero stato
Roma. Passa alla Camera con 288 voti favorevoli e 83 contrari la mozione del Nuovo centrodestra sull’innalzamento dell’uso del tetto al contante utilizzabile da 1.000 a 3.000 euro, con l’appoggio del Pd. E non è notizia da poco, ché c’è stato un tempo in cui il Pd si trovava, sul tema, sulla sponda opposta.
C’era una volta, infatti, a sinistra, il ritornello sul contante sterco del diavolo, e sulla panacea di tutti i mali (evasione fiscale, soprattutto) nascosta dietro alla riduzione o abolizione dell’uso del contante. C’era una volta Roberto Saviano che, da New York, arringava le folle televisive sintonizzate su “L’infedele” di Gad Lerner al grido di: le mafie hanno il cash, le mafie hanno il cash! C’era una volta Milena Gabanelli che, in tv (a “Report”) o sul Corriere della Sera, poneva la domanda fatale “chi può fare a meno del contante?”, rispondendosi “gli spacciatori” o “i tangentisti”, e invitando la classe politica a intervenire, scoraggiando l’uso del contante via tassazione. Erano gli anni (recenti: dal 2006 al 2010) in cui, in una larga fetta della sinistra, si diffondeva la convinzione che, tolto il contante, l’evasione potesse essere sconfitta come per incanto, ed è suggestione giunta fino ai giorni nostri ( il “no cash day” è stato un cavallo di battaglia della sinistra vendoliana). Ma i dati del febbraio 2015 diffusi dalla Ciga di Mestre (di cui sotto) dicono qualcosa di diverso. Cioè che l’evasione fiscale non cala abbassando la soglia del contante “consentito”.
Via il cash, via l’evasione: pensiero che ora vira verso “rialziamo la soglia, ma fatturiamo per via elettronica”. Decisa inversione di tendenza per un Pd che, con Pierluigi Bersani (e Vincenzo Visco), durante il secondo governo Prodi, si intestava battaglie per la riduzione al lumicino del contante, e a scaglioni. L’idea era di abbassare a 1.000 euro nel 2007, a 500 nel 2008, a 100 nel 2009. Non si arrivò mai a tanto: nel 2008, caduto il governo Prodi, e tornato a Palazzo Chigi Silvio Berlusconi, la soglia fu di nuovo rialzata, per poi essere di nuovo riabbassata. Fino ad arrivare al 6 dicembre del 2011, epoca montiana. Giorno in cui il decreto Salva-Italia ha stabilito il tetto dei mille euro attuali). E però da allora molti hanno cambiato idea, anche nel Pd. Il premier Matteo Renzi, poi, ha pubblicamente dichiarato, a fine febbraio, di voler innalzare nuovamente la soglia, per rientrare nella “media” europea (in Francia il tetto è di 3.000 euro, in Spagna di 2.500, in Belgio di 3.000, senza contare tutti i paesi, dal Regno Unito a quelli affacciati sul Baltico e sul mare del Nord, per i quali la soglia semplicemente non c’è).
La mozione Ncd approvata mercoledì aveva come obiettivo l’innalzamento della soglia dell’uso del contante da 1.000 a 3.000 euro anche alla luce dei suddetti dati della Cgia di Mestre del febbraio 2015, secondo i quali limitare l’uso del contante non ha “come conseguenza una minore evasione fiscale”: “Tra il 2000 e il 2012 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili), a fronte di una soglia limite all’uso del denaro che è rimasta pressoché stabile fino al giugno 2008, l’evasione ha registrato un andamento altalenante fino al 2006 per poi scivolare progressivamente fino al 2010. Se tra il 2010 e l’anno successivo l’asticella del limite al contante si è ulteriormente abbassata (passando da 5.000 e 1.000 euro), l’evasione, invece, è salita fino a sfiorare il 16% del PIL, per poi ridiscendere nel 2012 sotto quota 14 per cento”.
[**Video_box_2**]Il terreno comune Ncd-Pd sul tema, però, si è creato soprattutto sulla base del confronto-dati con gli altri paesi e sul fatto che l’Italia è uno dei paesi in cui l’uso del contante è ancora ampiamente diffuso, secondo i dati Cgia addirittura in aumento: “Le banconote in circolazione in Italia sono cresciute nel corso del 2014 fino a raggiungere quota 164,5 miliardi di euro”, e “tutto questo nonostante l’Italia abbia il limite all’utilizzo del contante più basso d’Europa”, assieme al Portogallo (quota 1000 euro anche lì). “Il diffusissimo uso del contante è correlato al fatto che in Italia ci sono quasi 15 milioni di unbanked”, dice sempre la relazione Cgia, “ovvero di persone che non hanno un conto corrente presso una banca. Un record non riscontrabile in nessun altro paese d’Europa”.