In Spagna c'è chi si oppone all'idea di sussidiare l'ozio. E da noi?
Il “reddito di cittadinanza” è la proposta di riforma del welfare più pop degli ultimi mesi. Prevede di dare 780 euro a ogni persona disoccupata, inoccupata, sottoccupata o in pensione, eliminerebbe l’indigenza, farebbe ripartire i consumi e quindi l’economia, causando un aumento del gettito fiscale che ripagherebbe il provvedimento. È qualcosa che si avvicina al moto perpetuo e che permetterebbe solo con un piccolo sforzo iniziale di risolvere i grandi problemi sociali ed economici causati dalla grande crisi. L’idea è stata lanciata in Italia dal Movimento 5 stelle e da Sel, piace anche alla minoranza del Pd, al leghista Roberto Maroni e in Spagna è uno dei punti programmatici di Podemos, il partito di sinistra radicale che alle ultime elezioni amministrative ha vinto a Madrid e Barcellona, che propone una “renta básica” da 625 euro al mese. In realtà, numeri alla mano, il reddito di cittadinanza di cui si parla in Italia (ma il discorso vale anche per le proposte estere) ha un sacco di problemi: è molto costoso, non vengono indicate le coperture, ma soprattutto ha effetti perversi sull’economia e sul mercato del lavoro. Di fatto sussidia la disoccupazione e tassa il lavoro: a chiunque converrà non accettare o abbandonare lavori anche part time che rendono meno di 780 euro (o del reddito mensile garantito fissato), oppure cercare un lavoro in nero che permetta di guadagnare di più senza perdere parte del sussidio. In ogni caso questo meccanismo incentiva il lavoro nero e l’inattività, che sono due piaghe della nostra economia, soprattutto nelle zone più povere del paese.
Ma ciò non vuol dire che non si possa fare nulla per lottare contro la povertà e aiutare le famiglie in difficoltà economica. In Spagna ci ha pensato Ciudadanos, la forza politica guidata dal giovane Albert Rivera, emersa come quarto polo della politica iberica e definito il “Podemos di destra”, con una proposta dall’impostazione opposta al “reddito di cittadinanza”. Si chiama “Complemento salarial anual garantizado” ed è un credito d’imposta per i lavoratori a basso reddito che ha lo scopo di far uscire le persone dalla povertà senza disincentivare il lavoro, proprio perché la Spagna come l’Italia ha un basso tasso di occupazione. A beneficiarne saranno i lavoratori precari e a basso reddito che riceveranno un’integrazione che cresce all’aumentare delle ore lavorate. La proposta è stata messa nero su bianco dal responsabile economico del partito Luis Garicano, economista della London school of Economics e precedentemente a Chicago, dove è stato allievo del premio Nobel per l’economia Gary Becker. In sostanza il “Complemento salarial” non è altro che l’Earned income tax credit (Eitc) di cui aveva parlato il Foglio in contrapposizione al reddito di cittadinanza.
[**Video_box_2**]L’Eitc nasce dall’idea esposta negli anni ’60 da un altro Nobel di Chicago, Milton Friedman, che voleva sostituire tutti gli inefficienti programmi di welfare con un sussidio universale ed è forse l’unico programma che a distanza di decenni mette d’accordo ancora oggi democratici e repubblicani, liberal e pro-market. Funziona così: al di sotto di una certa soglia di reddito il lavoratore usufruisce di un credito d’imposta per il reddito prodotto, in pratica riceve un sussidio ad esempio di 40 centesimi per ogni euro guadagnato. Il sussidio poi man mano diminuisce al crescere del reddito fino a sparire al raggiungimento della soglia prefissata, ma sempre senza disincentivare il lavoro: le persone che lavorano e guadagnano vedranno sempre aumentare il proprio reddito, a differenza di quanto accade con il “reddito di cittadinanza”. Questo meccanismo oltre a combattere la povertà ha diversi pregi: incentiva le persone a lavorare, quindi a dare un contributo attivo all’economia, premia chi esce dalla povertà e acquisisce sul lavoro nuove competenze, disincentiva il lavoro nero rendendo più conveniente per imprese e dipendenti stipulare contratti regolari. L’Italia come la Spagna per uscire dalla crisi ha bisogno di aiutare chi vuole lavorare e produrre ricchezza e non può certo permettersi di sussidiare ozio e disoccupazione. Lì ci sono dei Ciudadanos che l’hanno capito e che propongono un’alternativa al populismo di Podemos. E da noi?