Matteo Renzi e Angela Merkel (foto LaPresse)

Grecia, euro, migranti

Marco Valerio Lo Prete
Così Renzi conta di svegliare gli euroburocrati contro i populisti. Parla il suo consigliere Piantini

Roma. Dopo la consueta frecciatina sull’Europa che deve tornare a essere “la casa dei popoli e non dei burocrati”, ieri Matteo Renzi ha detto che “questo è il momento in cui abbiamo bisogno di un orizzonte più ampio per l’Europa per quanto riguarda le riforme economiche, l’immigrazione, il rapporto dei cinque presidenti che si discuterà giovedì a Bruxelles e  le questioni climatiche e il piano di investimenti”. Il presidente del Consiglio ci teneva ad evocare il tema, anche se l’occasione pubblica era di tutt’altro tipo (l’inaugurazione di una funivia sul Monte Bianco); d’altronde il dossier comunitario in queste ore sta occupando molto del suo tempo, considerato pure il concentrarsi negli ultimi giorni dei negoziati tra Grecia e creditori internazionali. Oggi poi Renzi interverrà alla Camera e al Senato per alcune comunicazioni in vista del Consiglio europeo di domani. Dopodiché il 1° luglio sarà di nuovo a Berlino per una lecture sul futuro dell’Europa alla Humboldt-Universität, seguita da un bilaterale con la cancelliera Angela Merkel.

 

“Se nel giro di qualche giorno si chiuderà positivamente il negoziato con la Grecia; se su migrazione e asilo si confermerà l’inizio di un percorso di condivisione, e se finalmente prenderà corpo il dibattito sul futuro del governo dell’euro nel senso di una maggiore integrazione, allora davvero Bruxelles non sarà più soltanto il facile obiettivo di populisti di ogni sorta”, dice al Foglio Marco Piantini, sherpa di Palazzo Chigi sulle questioni europee e già collaboratore dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A proposito della crisi greca, Renzi rivendica di non aver preso parte a vertici ristretti tra i leader principali dell’Eurozona, a incontri che rischiavano di delegittimare i fori ufficiali di discussione. Ciò nonostante, dal Tesoro osservano che il contributo italiano non è mancato, nemmeno in termini di solidarietà, come dimostra l’esposizione del nostro sul debito pubblico greco. Il premier ellenico Alexis Tsipras, due giorni fa, avrebbe anche per questa ragione insistito per incontrare Renzi a tu per tu. A Palazzo Chigi rigettano poi la vulgata secondo la quale sul dossier immigrazione l’Italia sta ottenendo poco o nulla. Ieri la Commissione Ue ha fatto sapere che già domani e dopodomani ci potrebbe essere un accordo sul principio della redistribuzione di 40 mila richiedenti asilo, ma i criteri per assegnarne un certo numero a ogni paese dovranno essere discussi e decisi entro il mese di luglio. Ma la ricollocazione dei rifugiati sarà “volontaria”, “non obbligatoria” o “vincolante”? “Le formule  possono essere cangianti, quel che conta però è portare avanti un’agenda di condivisione che soltanto un anno fa appariva impossibile”, dice Piantini. Oggi Renzi, in Parlamento, esprimerà infine quella che dovrebbe essere una posizione di critica costruttiva rispetto al rapporto dei cinque presidenti (Commissione Ue, “in stretta collaborazione” con Consiglio europeo, Eurogruppo, Parlamento di Strasburgo e Banca centrale europea), concepito per avviare una riforma della governance dell’euro.

 

[**Video_box_2**]L’Italia ha presentato, ai fini di questa discussione, uno dei documenti più avanzati (leggi: europeisti), che include la proposta di un fondo europeo per la disoccupazione: “Uno sviluppo in senso più integrato, praticamente federale, dell’Eurozona, non avverrà con la rapidità della presa del Palazzo d’Inverno. Tuttavia la crisi ci trasmette un senso di urgenza. Occorrono strumenti comuni per contrastare cicli economici negativi – conclude Piantini – Se ci sarà accordo sull’idea dei Cinque presidenti di costruire uno strumento comune di stabilizzazione fiscale, seppure con linguaggio e tempi che potevano essere più tempestivi e stringenti, faremo un passo avanti importante. Certo che sarebbe un bel segnale anche in risposta ai movimenti euroscettici”.