Draghi carica di nuovo il bazooka
La Banca centrale europea ha annunciato che nel quadro del suo programma di Quantitative easing (Qe) iniziato a marzo 2015, riguardante l’acquisto di obbligazioni di istituzioni pubbliche e private, allarga gli acquisti alle obbligazioni di imprese pubbliche degli stati dell’euro, in base a una lista appositamente indicata.
Di questa lista fanno parte, per l’Italia le Ferrovie dello Stato, l’Enel, Terna, Snam, un quartetto che riguarda tre importanti settori tradizionali di investimento in infrastrutture (ferroviario, elettrico, gas). Salvo per le Fs, si tratta di imprese quotate in Borsa con una maggioranza azionaria privata. La stessa considerazione vale per le altre imprese pubbliche di altri stati membri, comprese nella nuova lista della Bce: si tratta di Spa dell’economia di mercato, quasi sempre quotate, con un largo pubblico di azionisti. Con questa mossa il Qe mette in evidenza la sua vera natura: è uno strumento per ricostituire il meccanismo di trasmissione del credito dal risparmio all’investimento, che non riesce a funzionare bene, a causa dei difetti di funzionamento del sistema bancario e degli altri intermediari finanziari. La Bce, ribassando il tasso di interesse a breve termine verso le banche a zero e dando luogo a tassi negativi, non riesce a risolvere questo problema, perché se il canale di trasmissione bancaria del credito è otturato, il fatto che il denaro sia a buon mercato, non comporta che vada a investirsi. Ecco così che la Banca centrale decide di operare in due modi: ripulendo i canali del credito da un eccessivo gravame di debito pubblico rischioso, che ostacola il funzionamento del canale di trasmissione e saltando il meccanismo di trasmissione, così da operare direttamente.
[**Video_box_2**]La Banca centrale si tramuta in banca
Torna cioè al suo stato di natura, di banca che presta denaro e compra obbligazioni industriali. Inizia a farlo, rivolgendosi a imprese pubbliche, per evitare di dare la sensazione che toglie il lavoro alle altre banche. Sceglie le imprese pubbliche che investono nel lungo termine, perché sono quelle che meno facilmente riesco a ottenere il credito dalle banche e quelle che meno facilmente sono turbate dal fatto che, nel breve termine, la loro domanda sia bassa. Il Qe non è, in sé, uno strumento keynesiano di deficit financing consistente nel comprare debito pubblico per consentire la espansione della domanda globale pubblica, in base al principio che è la domanda che crea l’offerta, ossia che è la domanda che crea l’investimento e questo che crea ex post il risparmio, come appunto sostiene la General Theory di John Maynard e come predicano, anche attualmente, i keynesiani . Il Qe è uno strumento per dare credito a chi lo domanda per investire, ma non riesce ad averlo, perché la banca non riesce a darglielo, mentre il risparmio dorme inoperoso nell’economia.
Facendo queste operazioni, in regime di stabilità monetaria, la Bce dimostra che la teoria keynesiana per cui il cavallo non beve perché manca la domanda è sbagliata. Il cavallo non beve, perché la conduttura dell’acqua è rotta o intasata. Ma arriva l’autobotte della Bce e la eroga. Altro che preferenza per la liquidità per carenza di domanda, come dice Keynes. Accanto a questi cavalloni pubblici, però, ci sono anche tanti altri cavalli e muli privati che aspettano di bere. Ma ci si ricordi che l’acqua si paga. Non esiste la bevuta gratuita di tipo greco. Questa riguarda il cavallo di Troia.