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Draghi premia la Grecia penitente, anche a costo di far sbuffare Schäuble

Stefano Cingolani
La Banca centrale europea scambia le riforme di Atene con nuova liquidità (inattesa) alle sue banche. Draghi ribatte alle tesi di Schäuble su Grexit e debito. Così ribadisce la sua indipendenza.

Roma. Mario Draghi ha aggiunto giovedì un altro tassello al “whatever it takes” con il quale tre anni fa ha salvato l’euro. “Fare tutto il necessario” questa volta è riportare nei binari il vagone greco deragliato per colpa di macchinisti insieme inesperti e irresponsabili, ma anche tenere a freno chi vuole sganciarlo. La Banca centrale europea, così, ha aumentato di 900 milioni di euro l’erogazione del fondo di emergenza alle banche greche, una decisione raggiunta con la maggioranza dei due terzi necessaria ad attivare questo strumento (Emergency liquidity assistance, Ela).

 

Molti analisti non se l’aspettavano e i giornalisti alla conferenza stampa hanno chiesto lumi. Draghi ha detto che “la situazione è cambiata” dopo che il Parlamento greco ha approvato il pacchetto proposto dall’Eurogruppo per avviare il terzo salvataggio il cui cammino è cominciato giovedì, ma si presenta complesso e accidentato. Draghi non è sicuro di quando le banche potranno riaprire gli sportelli, anche se l’aumento dell’Ela serve proprio a questo e la quantità coincide grosso modo con la richiesta della Banca centrale greca. Il ritorno alla normalità sarà dunque lento e difficile. Probabile che restino in vigore dei limiti ai prelievi – attualmente fissati a 60 euro al giorno – in attesa che il terzo salvataggio europeo sblocchi anche i 25 miliardi necessari alla ricapitalizzazione delle banche. L’Eurogruppo ha trovato l’accordo per stanziare la prima tranche di 7 miliardi concessi dal Meccanismo europeo di stabilità che consente di ripagare lunedì i 3,5 miliardi più interessi dovuti alla Bce e anche la tranche del Fondo monetario. L’annuncio dovrebbe essere dato oggi, giorno in cui vota il Bundestag che dovrebbe ingoiare il rospo anche se tra molti mal di pancia e mugugni.

 

Si procede insomma un passo alla volta. Ma anche dopo il salvataggio restano aperte due questioni di fondo: la Grexit o più in generale la possibilità che si abbandoni sia pur temporaneamente la moneta unica, e il debito. Su entrambe, la frattura tra Wolfgang Schäuble e Mario Draghi è evidente. Il ministro delle Finanze tedesco giovedì ha ribadito la sua posizione: un’uscita dall’euro di almeno cinque anni sarebbe salutare, “farebbe bene soprattutto alla Grecia”, ha detto. In questo modo Atene potrebbe affrontare un taglio del debito senza contraccolpi sul resto dell’Eurozona. Gli ha dato man forte il premier olandese Mark Rutte. I giornalisti hanno chiesto a Draghi il suo parere: “Non commento le dichiarazioni dei politici – ha replicato – ma agisco secondo il mandato della Bce che è assumere che la Grecia è e resterà nell’euro”. Insomma, ha confermato la propria convinzione: la moneta unica è irreversibile e la Banca centrale sta lì per questo, in base ai trattati che l’hanno istituita. Il secondo punto di frizione riguarda il debito. Draghi s’è schierato con il Fondo monetario internazionale: “E’ fuori questione che un alleggerimento per la Grecia sia necessario”, ha ammesso, aggiungendo che sulle modalità “ci concentreremo nelle prossime settimane”. Dunque, ridurre il debito senza uscire, nemmeno temporaneamente, dall’euro.

 

[**Video_box_2**]Durante l’Eurogruppo del fine settimana, Schäuble aveva reagito stizzito a un’affermazione di Draghi proprio sullo stesso tema caldo, in quello che fonti Bce avevano definito “uno scambio di vedute”. Un taglio netto non è consentito dai trattati che impediscono il finanziamento diretto tra gli stati (quasi tutto il debito greco è in mano ai governi dell’Eurozona), ma è possibile un ulteriore allungamento delle scadenze e un qualche impegno a mantenerne il costo a livello inferiore rispetto ai tassi di mercato. L’accordo è tutt’altro che scontato, la Germania infatti può sempre sollevare l’obiezione che anche questo è un aiuto a carico dei contribuenti. Ecco perché secondo Draghi bisogna compiere altri passi verso una maggiore integrazione. Superata l’emergenza greca, occorre riprendere in esame le proposte dei cinque presidenti, arrivare a un vero mercato unico dei capitali e a una politica fiscale comune. Draghi è stato sempre molto attento a ottenere il semaforo verde da Angela Merkel. Adesso, però, agisce con maggiore sicurezza e autonomia; utilizza strumenti tecnici con estrema abilità tattica e visione politica, confermando come scrisse tempo fa il Financial Times che il maggior leader europeo oggi è proprio il banchiere centrale.