Consigli sulle tasse a una destra senza bava alla bocca
Roma. “Sui tagli fiscali Forza Italia dovrebbe appoggiare, anzi ingaggiare con Matteo Renzi una sfida al rialzo: perché quella è la classica battaglia del centrodestra. Basta guardare alla Gran Bretagna di David Cameron e George Osborne: un’imponente riduzione di welfare, ma escluse sanità e sicurezza, per finanziare l’alleggerimento delle imposte. E in teoria un nuovo Nazareno sulle tasse, su dove e come trovare le risorse, ci starebbe tutto: la pressione tributaria al top è un’urgenza paragonabile alle riforme elettorali e costituzionali. E più popolare”. Fin qui Giovanni Orsina, professore di Storia alla Luiss, osservatore del liberalismo à la Berlusconi (suo il saggio “Il berlusconismo nella storia d’Italia”), che traccia con il Foglio quella che dovrebbe essere la rotta dell’opposizione moderata rispetto alle promesse del premier.
Però c’è Renato Brunetta sulle barricate contro le “balle” di Renzi. “Sì – risponde Orsina – e con una foga che va oltre il ruolo di opposizione. Si può contestare la buona fede renziana, però è autolesionista gridare da destra che le tasse non si possano tagliare, mentre a sinistra si grida al berlusconismo. Una situazione surreale che rivela il grande problema del centrodestra”. Quale? “La scomparsa dal campo di gara di Berlusconi. L’abbandono di un terreno come quello delle tasse, sul quale il Cavaliere ha vinto gran parte delle elezioni dal 94 in poi, a favore di Matteo Salvini e della sua irrealizzabile flat tax e delle intemerate nichiliste di Brunetta. Manca il tocco magico del Berlusconi che abolì l’Ici con il primo Consiglio dei ministri del 2008 e che pure ottenne da Enrico Letta la soppressione dell’Imu sulla prima casa”. Un Nazareno-bis sul fisco sarebbe però come chiedere a Forza Italia di donare a Renzi le ultime gocce di sangue, e gratis. “Sì, chi ha il potere si prende i meriti. Ma il rischio avrebbe un rovescio: Renzi deve prima portare a casa la riforma del Senato, altrimenti può dimenticarsi ogni promessa fiscale e tutto il resto. Poi dovrà mettere nero su bianco dove trova i 40-50 miliardi per il suo piano. Insomma, sarebbe un sostegno fortemente condizionato e condizionante, innanzi tutto per pretendere che non si riducano le tasse aumentandone altre, e poi per segnalare che un centrodestra fuori dalla Lega esiste ancora”.
[**Video_box_2**]Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha lasciato intendere, intervistato dal Foglio, che l’Europa concederà all’Italia più flessibilità, bollando come “di una sinistra inaridita” le polemiche sulla Tasi. “La prima affermazione è da dimostrare”, risponde Orsina. Infatti ieri il commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici ha chiarito che si applicheranno le regole esistenti, in particolare che eventuali maggiori margini sul deficit verranno collegati al rispetto del timing di riforme strutturali per la crescita. “Beh, questo conferma che l’Europa pretenderà contropartite vere. E prima di tutto c’è la riforma del Senato. Mentre i tagli alle tasse dovranno essere finanziati da un corrispondente disboscamento della spesa, per essere realmente sostenibili e strutturali. Non è pane per i denti del centrodestra?”. Però deve convincersene Berlusconi. “Sì, altrimenti ci sarà l’ordalia tra Salvini e Beppe Grillo. E giusto per non farsi mancare nulla, perfino un Alfano proverà ad attribuirsi dei meriti… Alla fine il player rimarrà solo Renzi. Il quale avrà due scelte”. Ovvero? “Sempre che, ripeto, porti a casa il Senato, procederà fino al 2018. Oppure, come io credo, abolire nel 2016, a costo non troppo caro, l’imposta sulla prima casa, sui capannoni e l’Imu agricola, e poi andare alle elezioni politiche. Accontentando l’elettorato già berlusconiano, zittendo nemici e antipatizzanti di sinistra, insomma rilanciando il suo partito della nazione. E magari vincendo”.