Andamento lento
Urge “miracolo italiano” per non sfigurare in una Europa dal passo corto
Roma. La modesta ripresa economica nell’Eurozona (più 0,3 per cento) ha subìto una nuova battuta d’arresto nell’ultimo trimestre. La Francia ha registrato una stagnazione. La Germania una timida espansione del pil (più 0,4). In Italia la ripresa è debole (più 0,2 per cento) e inferiore alle attese. Con Matteo Renzi l’Italia è entrata in una fase di riforme strutturali che vanno dal mercato del lavoro al sistema elettorale e alla rettifica di un mortifero bancocentrismo. Gli investitori inizialmente innamorati del nuovo governo stanno perdendo sentimento: ci vorrebbe un miracolo italiano per scostarsi da uno stentato recupero senza occupazione, dice Barclays. Su un trend così incerto ogni variabile può ingigantirsi. Il singhiozzo della produzione industriale (meno 1,1 a giugno dopo precedenti rialzi decimali) costringe la seconda manifattura europea ad affidarsi alle incerte occasioni di un commercio globale in subbuglio.
Nel frattempo l’Europa passa da una crisi all’altra senza intaccare l’origine secolare della sua decadenza. La deficienza di volontà politica è stata fecondata, anziché dalla condivisione di un orizzonte paneuropeo, con le polluzioni dogmatiche della Germania. La legittima difesa dei contribuenti tedeschi dall’esproprio comunitario a beneficio dei greci, diseducati dall’assitenzialismo, ha prodotto la sfida diretta alla fragile integrità dell’unità valutaria che solo ieri il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, pare avere ritirato. Parlando dall’Eurogruppo ha riscontrato “buoni progressi” nella preparazione del terzo bailout per Atene in cambio di una serie di riforme prioritarie, approvate dal Parlamento greco, e forse capaci di redimere l’Ellade da antichi vizi caricati da cinque anni sui suoi spazientiti creditori.