Dove nasce l'allergia al mercato
C’è un cleavage parareligioso ed economico che separa grossomodo l’Europa del nord da quella del sud, e che contribuisce a complicare la stabilità dell’euro. Vediamo in cosa consiste. Nel caso di chi rigetta il “liberismo”, si osserva una contrapposizione fra come è giudicato il mondo che lo precedeva, un mondo in qualche misura buono perché interno a un sentiero di miglioramento, e il liberismo, ritenuto invece cattivo, ossia incapace di migliorare le cose. Si ha perciò una narrazione: col liberismo il mondo peggiora. Le narrazioni sono notoriamente sorde alle costruzioni teoriche e alle evidenze empiriche, perciò non ha senso discutere di queste cose. Per capire di che si tratta, si deve andare all’origine della narrazione anti liberista, che non è strettamente economica o politica, ma para-religiosa. Ai tempi del Paradiso terrestre, eravamo ignudi e vivevamo cooperando in assenza di interesse individuale. Poi, commesso il Peccato originario, siamo caduti nel Presente, dove siamo immersi nel peccato dell’interesse individuale, ma, allo stesso tempo, abbiamo fede che nel Futuro – nel Regno dei cieli e in una sua qualche imitazione in Terra – torneremo a vivere in un mondo di cooperazione. Ecco il ciclo Perfezione-Caduta-Ritorno alla Perfezione.
Nella lunga attesa del ritorno della Perfezione, abbiamo a che fare con il complicato problema della gestione collettiva dell’interesse individuale. Una soluzione è quella che afferma che ciascuno, facendo il proprio interesse, agisca inintenzionalmente nella direzione dell’interesse di tutti. Il macellaio, infatti, venderà la carne con la miglior combinazione di qualità e prezzo per attirare clientela, ma, così facendo, obbligherà gli altri macellai, che non vogliono perdere la propria clientela, a vendere la carne sempre con la migliore combinazione di qualità e prezzo. I comportamenti dei macellai, se singolarmente presi sono egoistici, ma, presi nel loro insieme, alzano il benessere dei consumatori. Riusciamo così a gestire il Peccato (il movente egoistico) nell’interesse di tutti. Perciò è come se non peccassimo, perché abbiamo gli stessi risultati che avremmo in un mondo in cui tutti cooperassero: possiamo essere innocentemente egoisti.
Se i comportamenti volti a soddisfare gli interessi individuali sono virtuosi nei Mercati, lo sono anche in Politica? Se i politici si comportassero “da macellai”, ossia se tentassero di attrarre i voti con una migliore combinazione di effetti di buone politiche (una buona legislazione) al minor prezzo possibile (le imposte volte a finanziare la buona legislazione), avremmo, di nuovo, il “benessere degli elettori”, proprio come abbiamo quello “dei consumatori”? Sì, se assumiamo che tutti conoscano la migliore combinazione legislativa, e se la politica la offre in regime di concorrenza. Qui si ha un gran problema: mentre ciascun macellaio conosce le circostanze di tempo e di luogo in cui opera, e questo è sufficiente per il suo ben operare, nel caso del voto, nessuno conosce tutte le circostanze di tempo e di luogo, e dunque non può avere in mente un modello generale valido, che soddisfi i propri interessi e quelli degli altri. Affinché tutto funzioni, è perciò necessario che il modello valido (ammesso mai che ciò sia possibile) sia offerto da qualcuno che, assente ogni interesse personale, lo pensi e poi lo attui. Mentre gli individui che operano nei Mercati sono egoisti, quelli che operano in Politica sono altruisti: sono dei Sacerdoti, privi di interessi personali e perciò volti al bene pubblico. Lo schema è biblico: gli Individui egoisti, resi però altruisti dalla mano invisibile del mercato, guidati dai Sacerdoti altruisti, costruiscono la Gerusalemme in Terra. Da qui trae alimento l’idea di molti che il mondo di ieri fosse perfettibile, mentre viene rigettato il liberismo di oggi. Segue in linea logica che – secondo i suoi avversari – nel mondo liberista le cose non siano perfettibili. In effetti non lo sono, ma perché non lo siano per davvero, ma perché è assente la dimensione della fiducia biblica. Nel caso liberista abbiamo una fiducia che possiamo definire prosaica.
Il liberismo moderno nasce a Chicago. Che cosa avranno mai pensato di così orrendo nella città che fu prima di Alfonso Capone e poi di Barack Obama? Il Mercato, secondo Chicago, è un luogo pieno di asimmetrie, alcuni ne sanno di più, altri di meno, e un luogo dove i costi di transazione vanno ridotti. Fin qui niente di eretico, ma certo non può piacere ai nostalgici della religione laica l’idea di Chicago che la politica sia un luogo dove gli interessi organizzati catturano le decisioni, per il che la politica non sarebbe in grado di promuovere il “bene comune”. Né l’idea che la politica economica diventa impotente, perché anticipata dai mercati: questa proposizione è eretica, perché così i politici non possono svolgere un ruolo attivo. Infine, oltraggio supremo, la fissazione di Chicago che i comportamenti privati abbiano, gratta gratta, alla base il calcolo: una fabbrica bisognosa di carbone ha dei contratti di fornitura “a lungo termine” (il matrimonio), ma ogni tanto abbisogna di una quantità di carbone in eccesso, che troverà sul mercato “a pronti” (la prostituzione). Altrimenti detto, gli umani – nel mondo di Chicago – vivono in una condizione di Peccato perenne, perché è assente ogni “devozione altruistica”.
[**Video_box_2**]Il fastidio che molti provano verso il “liberismo” può trovare così una spiegazione. Nel mondo perfettibile ci sono i Mercati e la Politica chiude il cerchio promuovendo il benessere, grazie ai Sacerdoti. Sono così sempre in azione i protagonisti del mondo migliore. Nel mondo di Chicago i mercati ci sono, ma la Politica ha meno importanza ai fini del benessere, anzi può distorcere le cose, con ciò dissacrando il ruolo del sacerdozio. Meno politica si ha, meglio è. Quest’ultima è un’idea condivisa anche dagli ordoliberali, i pensatori teutonici che affermano che la politica debba spingere al funzionamento dei mercati, mentre lo stato deve aiutare solo i bisognosi. Nel mondo liberista le cose sono migliorabili, ma si debbono fare dei conti realistici: le cose non sono sempre pronte a diventare “magnifiche e progressive”.
Volendo provocare, si può dire che chi detesta il liberismo vuole essere governato da dei padri buoni, oppure che vuole essere un padre buono, mentre chi non lo detesta vuole vivere da figlio ribelle, oppure che non vuole essere un padre intrusivo.