Perché la produzione industriale è erratica
Ci sono molti fattori che influiscono sulle oscillazioni della produzione industriale. I più banali, anche se difficili da prevedere, sono di tipo statistico. In giugno la produzione industriale era caduta di meno 0,3 rispetto allo stesso periodo dell'anno prima e di meno 1,1 per cento rispetto al mese precedente, era una caduta inattesa perché ci si aspettava una crescita. L'Istat disse in proposito che non c’era non si valutava un giorno di ponte, ovvero che le imprese approfittando della festa della repubblica avevano chiuso i battenti anche alla vigilia (quindi 1 e 2 giugno, un lunedì e un martedì, senza attività).
La produzione industriale a livello statistico valutava i giorni lavorativi che risultavano maggiori rispetto a quelli effettivamente lavorati. Tanto è vero che successivamente ci si aspettava un rimbalzo che appunto si è verificato a luglio (più 2,4 rispetto allo stesso mese dell'anno precedente e più 1,1 rispetto al mese precedente). Ci sono andamenti spesso erratici anche tra dicembre e gennaio, tra agosto e settembre perché sono periodi festivi e benché siano depurati dalla stagionalità le anomalie statistiche non vengono escluse del tutto dal dato finale.
Ma questa è una spiegazione statistica, tutto sommato irrilevante, anche se particolarmente incisiva nel dibattito pubblico e nell'agone politico. Quello che sta succedendo in questa fase di ripresa che, come in ogni fase iniziale di ripresa seguita in particolare da un eccezionale periodo recessivo, ovvero sette anni di gelo, concluso solo all'inizio del 2015, è un avviamento a strappi e strattoni. Ci sono alcuni settori cosiddetti anticipatori che prevedono l'andamento generale. Il settore auto è peculiare in questo senso. La produzione è molto più intensa sia in Europa sia in Italia e specularmente le vendite e le immatricolazioni di automezzi sono in deciso aumento. A questo, in Italia in particolare, si aggiunge il processo di ristrutturazione di Fiat-Chrysler che ha riportato negli stabilimenti italiani alcune produzioni, in particolare della fascia alta di gamma. Dietro all'automotive si vede il recupero di altri settori ma non avviene in maniera omogenea e per tutti. Da qui deriva la constatazione che sia improprio parlare di "ripresa" se non è diffusa a un numero consistente, maggioritario, dei comparti. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, visti i dati di luglio della produzione industriale con il segno più ha appunto consigliato cautela nel parlare apertamente di ripresa (conclamata, aggiungiamo per completare il ragionamento).
[**Video_box_2**]Secondo la società di consulenza Prometeia che monitora costantemente decine di settori industriali, la produzione dei beni intermedi dà segnali incoraggianti, in particolare gomma, materie plastiche, legno e carta per imballaggi. Se, ad esempio, la carta degli imballaggi viene prodotta in maggiore quantità ciò significa che la domanda in altri settori merceologici collegati è promettente. "Mi sembra che, al di là di accidenti statistici ci sia l'immagine di un’economia e di un’industria che sta ripartendo e in questa fase – a maggiore ragione dato che vieniamo da un ciclo recessivo così particolare e lungo – la ripresa avviene con un po’ di tentennamenti. Confidiamo che, visti i presupposti, possa consolidarsi", dice Stefania Tomasini, responsabile previsioni e analisi economiche di Prometeia.