Chi sono e cosa fanno i dieci sudamericani più ricchi al mondo (e che l'America latina ha cacciato via)
Il primo della lista, il brasiliano Hugo Barra è stato costretto ad andarsene addirittura in Cina dove è vicepresidente di Xiaomi, azienda produttrice di cellulari, tablet e dispositivi di demotica, fondata nel 2010 e diventata famosa nel 2011 per lo smartphone low-cost Xiaomi Phone. Oggi Xiaomi è la terza produttrice di smartphone del mondo e la prima in Cina, il suo fondatore e ceo, Lei Jun, è arrivato al 23esimo posto della classifica stilata da Forbes dei miliardari di tutto il mondo e dal dicembre scorso è diventata la start-up più capitalizzata del mondo. Barra aveva iniziato studiando ingegneria all’Universidade Federal de Minas Gerais, ma poi era passato al Mit, e dopo il master aveva creato Lobby7, impresa specializzata nella tecnologia di riconoscimento vocale. Nel 2008 era entrato in Google, divenendo l’anima della divisione che si occupava del sistema operativo Android. Infine, nel 2013 ha deciso di lasciare anche gli stati Uniti, per lanciarsi nell’avventura asiatica.
Il secondo posto nella classifica di Cnet è occupato dalla cubana Alicia Abella. I suoi genitori scapparono dall’isola negli anni Sessanta e si stabilirono a New York. Laureata in ingegneria alla Columbia University, è vicepresidente della AT&T, compagnia con sede centrale a Dallas che è il primo provider degli Stati Uniti nel campo della telefonia fissa e il secondo in quella mobile. Da quattro anni è parte di un’iniziativa della Casa Bianca per l’eccellenza dell’educazione degli ispanici. E’ soprattutto specializzata in Cloud QoS, per far funzionare l’efficienza delle applicazioni della “nube” in condizioni di traffico intenso.
Al terzo posto c’è il messicano Arturo Béjar, conosciuto in tutto il mondo come il “Mr.Nice” di Facebook. Laurea in matematica al King’s College di Londra, poi direttore della sicurezza in rete di Yahoo, dal 2009 è poi passato a Facebook, per cui ha creato una serie di app, come quella usata per “staggare” una foto. Dall’inizio di quest’anno ha lasciato gli incarichi formali, per dedicarsi molto latinamente alla famiglia. Ma continua a essere di fatto un importante consulente.
Anche la numero quattro è messicana: Cindy Álvarez, laureata in Psicologia ad Harvard. La passione per la tecnologia la portò nel 1999 a entrare come Design Director in una startup che creava videogiochi. Poi dal 2002 passò alla creazione di software per imprese finanziarie, e da ultimo nel 2011 è divenuta direttrice della user experience per Yammer, il social network che Microsoft mette a disposizione delle aziende.
Il più alto come incarico all’interno dell’impresa in cui si trova è il numero cinque, il boliviano Marcelo Claure, presidente esecutivo della Sprint, che con 57,7 milioni di utenti è il quarto operatore di telefonia mobile degli Stati Uniti. Ha cominciatola sua carriera 17 anni fa creando Brightstar, una società che comprava cellulari di marca per rivenderli in America latina.
Un frenetico inventore è il sesto classificato, il brasiliano Alex Kipman, laureato nel 2001 al Rochester Institute of Technology e alla testa di Windows Holographic, la piattaforma di realtà aumentata della Microsoft. Tra i suoi oltre 90 brevetti in 14 anni di lavoro per Microsoft ci sono Kinect, uno dei sistemi più usati nell’Xbox di Microsoft, e HoloLens, occhiali per la realtà aumentata. Dal 2011 gli hanno dato un sito speciale nella Hall of Legends di Microsoft.
Il 33enne argentino Ramiro López Dau, numero sette, aveva in realtà iniziato con il cinema di animazione, con il film anglo-spagnolo del 2009 “Planet 51”, e anche di diversi cortometraggi della Pixar. Ma dal settembre del 2014 si è dedicato alla realtà virtuale e oggi è supervisore di animazione nel laboratorio che cerca di creare storie interattive nel dispositivo Oculus Rift: uno schermo da indossare sul viso sviluppato da una società che dal marzo del 2014 appartiene a Facebook e che sta ora lanciando i video 360.
[**Video_box_2**]Evelyn Miralles, venezuelana di Caracas, è ottava ed è a capo del laboratorio di realtà virtuale della Nasa. Ingegnere con due lauree a Houston, una in grafica per computer e l’altra in informatica, entrò nell’agenzia spaziale americana a 23 anni per sviluppare la tecnologia che nel 1993 fu essenziale per riparare il telescopio Hubble.
Al nono posto c’è il messicano Jordi Muñoz, che dopo essere stato respinto per due volte dall’Istituto politecnico nazionale del Messico se ne andò negli Stati Uniti e nel 2007 con 20 dollari e l’aiuto di alcuni amici creò la 3D Robotics. Solo nel 2014 si è laureato in ingegneria studiando su internet, ma la sua è una della società di droni commerciali più grande del mondo, con vendite tra le 10.000 e le 15.000 unità al mese. Una mano gliel’ha data il direttore editoriale della famosa rivista di tecnologia Wired, Chris Anderson, che aveva conosciuto a un forum per appassionati di droni.
Al decimo posto, l’argentino Marcos Weskamp. Studi in Argentina, Italia e Giappone (perché non c’erano scuole di industrial design nella sua natia Rosario), arrivò nella Silicon Valley nel 2007 a lavorare per la Adobe, la famosa software house specializzata in video e grafica digitale. Ma nel 2010 si è messo in proprio per creare Flipboard, piattaforma di riviste digitale con 100 milioni di utenti.