Alitalia e lo scalo di Fiumicino costretti a operare in simbiosi

Stefano Cingolani
Ora i destini della compagnia salvata da Etihad e dell’hub dei Benetton sono legati alla ristrutturazione dell’aeroporto romano

Roma. Simul stabunt, simul cadent: tra Alitalia e Fiumicino la simbiosi è durata tanto tempo, durante il quale le numerose morti e resurrezioni della ex compagnia di bandiera hanno condizionato l’aeroporto di Roma, ne hanno segnato il declino fino agli ultimi disastri. Le condizioni dello scalo capitolino a loro volta sono diventate una pesante zavorra che ha impedito il rilancio del vettore tricolore.  Adesso è arrivato il momento di una ripartenza in comune. Lo hanno annunciato ieri in occasione della fine dei lavori per la terza pista, Luca di Montezemolo, presidente e amministratore delegato pro tempore (in realtà sembra senza limiti di tempo) dell’Alitalia passata nelle mani di Etihad, e Giovanni Castellucci, ad di Atlantia la società che fa capo alla famiglia Benetton e controlla Aeroporti di Roma. Con la benedizione del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Entro l’anno prossimo saranno rifatti e rivisti i terminali, con uno dedicato ad Alitalia (Montezemolo lo ha annunciato più volte e sempre con grande soddisfazione).

 

Ma l’intero scalo cambierà volto di qui al 2020 per accogliere fino a 57 milioni di passeggeri, con una spesa di 11-12 miliardi presi a prestito sul mercato. A quel punto partirà una fase ulteriore al cui termine si potrebbe raggiungere la mitica soglia dei 100 milioni. Nella parte nord sorgerà un Fiumicino due, utilizzando uno spicchio dell’azienda agricola Maccarese in mano ai Benetton. Già sono fioccate le accuse di conflitto d’interesse così come si è levato il “no” al raddoppio, cavallo di battaglia del sindaco di Fiumicino, Esterino Montino. Ma AdR vuole capovolgere l’impostazione seguita finora, che obbediva alla logica dell’offerta: prima l’infrastruttura, poi i passeggeri; Castellucci, invece, intende partire dalla domanda. L’espansione avverrà con interventi modulari a mano a mano che il flusso di utenti garantirà la piena utilizzazione degli impianti. Etihad è convinta che il futuro di Alitalia è legato a un aeroporto meglio strutturato e soprattutto meglio organizzato. Ma vuole più spazio per sé. E qui s’innesca la divergenza più netta. “In nessun altro hub europeo le compagnie low cost hanno una presenza tanto forte quanto al Leonardo da Vinci”, attacca Montezemolo.

 

[**Video_box_2**]Tuttavia è vero che l’aeroporto ha dovuto cercare altri clienti per saturare gli impianti e coprire le perdite. Insomma, il fallimento di Alitalia aveva fatto scattare un piano B; ora che la compagnia è tornata in vita, quel piano verrà smontato: questa la filosofia che guida i vertici di Atlantia e di AdR. Non saranno contente le altre compagnie e già si sente arrivare la critica verso un ritorno della cultura monopolistica. Alitalia non diventerà dominante come lo era stata per mezzo secolo, ma sarà prima inter pares; del resto è già la cliente numero uno. “Abbiamo sempre lavorato insieme”, sostiene Lorenzo Lo Presti, amministratore delegato di AdR. Il modello al quale più spesso si fa riferimento è Heathrow, però è anche vero che l’hub londinese funziona a pieno ritmo 24 ore su 24 con un flusso pressoché costante di arrivi e partenze, mentre a Fiumicino ci sono due picchi, uno al mattino e uno alla sera, difficili da smaltire con le attuali strutture. La terza pista dovrebbe senza dubbio allargare i colli di bottiglia. Più realismo, meno sogni di gloria, un nuovo patto con il vettore nazionale. Basterà a far risorgere Fiumicino dalle proprie ceneri (letteralmente visto che l’incendio, dopo sei mesi, segna ancora l’aeroporto)? No, se non funzioneranno meglio i servizi, ventre molle dell’intero sistema. Atlantia ha dato la direttiva di ridurre gli appalti, razionalizzare al massimo gli handler (quelli che gestiscono i bagagli e gli imbarchi), portare all’interno tutto ciò che è possibile, a cominciare dalle pulizie e dai carrelli. Alcune di queste scelte sono state già fatte, altre verranno accelerate.

 

Molto importante è il fattore tempo. Con il presidente turco Recep Erdogan che vuole inaugurare tra due anni a Istanbul il più grande aeroporto del mondo, non si può battere la fiacca, anche perché ristrutturare Fiumicino pezzo a pezzo mentre continua a funzionare, è come rifare la cucina con le pentole sui fornelli.