Passerà un messaggio politico sbagliato
E’ evidente che abbassare la soglia dell’uso del contante serve a rendere più complicata l’evasione e l’economia in nero, viceversa il contrario. Nel momento in cui, in un paese che ha il primato quasi mondiale dell’evasione, una patologia straordinaria, si alza la soglia si toglie un ostacolo. Nessuna misura di per sé, nemmeno fissare un tetto basso, è il bazooka finale, è ovvio che serve un sistema coerente di misure. Si interviene in questo campo perché si manda un segnale politico, e in questo caso si vuole procedere alla rimozione di un ostacolo concreto all’economia sommersa.
Non a caso sempre Berlusconi quando è arrivato al governo è intervenuto per rialzare la soglia che il centrosinistra aveva invece abbassato. E’ un messaggio politico che si manda a una parte della società italiana, è un dato oggettivo. E il messaggio che passa è che si corregge la strada del contrasto all’evasione. Chi prova ad arrampicarsi sugli specchi parlando di consumi sbaglia. E’ ridicolo perché abbiamo il 95 per cento delle famiglie italiane che ha meno di 1.500 euro al mese, è ridicolo parlare di incentivo ai consumi. Bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscere quello che il governo vuole fare: rimuovere uno degli strumenti di contrasto all’economia sommersa. Per incentivare i pagamenti elettronici invece bisogna assolutamente intervenire su tutto il versante delle commissioni bancarie, che da tempo proponiamo di mettere all’ordine del giorno. Sarebbe stata preferibile un’offensiva, anche brutale, del governo alle commissioni bancarie oltre a un sostegno economico alla diffusione del bancomat in termini di copertura dei costi per gli esercenti. Sarebbe stata questa la misura da fare con un’agevolazione fiscale, via detrazione specifica. Il governo insomma manda un chiaro messaggio: elimina un ostacolo all’evasione.
[**Video_box_2**]E se si elimina uno degli ostacoli si indebolisce di conseguenza la funzione dell’Agenzia delle entrate; come del resto con l’allargamento degli spazi per la depenalizzazione della frode fiscale. Il governo insomma così facendo dimostra di attenuare la preoccupazione per la lotta all’evasione. Orlandi certamente è una dirigente dell’Agenzia delle entrate che interpreta in modo innovativo, ma senza sconti, il suo ruolo.
Stefano Fassina, deputato, già viceministro dell’Economia