Unione bancaria? Nein danke
"La morte della garanzia comune europea sui depositi, s’intitolava lunedì Eurointelligence, la newsletter curata da Wolfgang Münchau. Così infatti, secondo l’analista tedesco ed editorialista del Financial Times, si può sintetizzare il senso di una proposta lanciata (in sordina) dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: esentare gran parte delle banche tedesche dalla necessità di partecipare a una rete comune per tutelare i correntisti europei. Una proposta che azzopperebbe di fatto l’Unione bancaria, composta di tre gambe: il supervisore unico (Ssm) presso la Banca centrale europea, il Meccanismo unico di risoluzione (Srm), infine appunto un sistema di garanzia comune dei depositi a livello europeo. Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung, Juncker si è sbilanciato durante un incontro con pochi partecipanti a Passau, in Baviera.
In questa sede avrebbe suggerito un compromesso per aggirare la contrarietà del governo di Berlino alla garanzia comune sui depositi, percepita come un pericolo per i correntisti tedeschi che potrebbero in futuro essere chiamati a contribuire al salvataggio di altre banche europee. Come uscirne? Esentando dall’obbligo di partecipazione alla garanzia europea tutte le Landesbanken (le banche territoriali controllate dagli enti locali) e le Sparkassen (piccole banche equiparabili alle nostre Bcc). Ma è possibile ipotizzare un simile “sconto” per la sola Germania? Ed è giusto smentire così platealmente il rapporto dei Cinque presidenti sul completamento dell’Unione bancaria sottoscritto dallo stesso Juncker? Per di più nelle stesse ore in cui Mario Draghi, presidente della Bce, ribadiva al Sole 24 Ore che “l’unione bancaria va completata”, includendovi la garanzia comune sui depositi, “perché così uno dei problemi che ha caratterizzato la crisi, il nesso bidirezionale tra banche e stati sovrani, viene attenuato”.