Vi spiego la mia rivoluzione di Uber
Nell’Ottocento, quando le auto erano appena state inventate, una persona doveva precederle sventolando bandiere rosse. Allora quella misura sembrava un modo ragionevole per garantire la sicurezza di pedoni e carrozze di fronte al diffondersi della nuova tecnologia. Ma il mondo è andato avanti e le regole sono cambiate. Oggi la tecnologia sta trasformando il modo in cui ci spostiamo in città.
Con gli smartphone, schiacciando un pulsante, si può ottenere un’auto, il tutto nel giro di pochi minuti. Oggi non c’è bisogno di prenotare un’auto in anticipo, né di restare in attesa all’angolo della strada pregando che passi un taxi. Ecco perché le persone in tutto il mondo sono così entusiaste di servizi come Uber. Solo a Londra ogni settimana 30.000 persone si iscrivono alla nostra app.
Eppure, mentre la tecnologia corre veloce – solamente sei anni fa per esempio un iPhone non avrebbe potuto sostenere un’app come Uber – le riforme delle regole sono state molto più lente. L’approccio di Uber, va riconosciuto, può non aver aiutato. Del resto, anche molti governi hanno dimostrato di non avere voglia di affrontare gli interessi costituiti, tesi soltanto al mantenimento dello status quo – anche se tale status quo non è stato al servizio né dei passeggeri, né degli autisti e neppure delle città.
Grazie ad app come Uber muoversi è diventato più semplice – specialmente nelle periferie delle città, dove il trasporto pubblico è limitato e i taxi sono rari. Parliamo dei quartieri più poveri, dove avere un trasporto accessibile anche economicamente può fare la differenza. Ed è proprio questo che fa Uber. A Parigi, per esempio, inizia o finisce in aree economicamente svantaggiate il 10 per cento dei viaggi con Uber, circa la stessa percentuale della popolazione vive in quelle aree. Con un tempo medio di attesa di soli 30 secondi superiore alla media del centro cittadino. Oppure prendiamo Los Angeles, dove un recente studio ha evidenziato come nelle zone meno abbienti della città, UberX, il nostro servizio di ridesharing regolato, costa meno della metà di un taxi e arriva due volte più veloce.
La competizione sta anche incentivando i taxi a migliorare i loro servizi. Secondo alcune ricerche, i tassisti di Chicago, per esempio, da quando Uber ha fatto la sua comparsa sulla scena sono più amichevoli e più propensi ad accettare carte di credito e ad accendere l’aria condizionata.
Per gli autisti le opportunità sono enormi, data la grande flessibilità che servizi come Uber sono in grado di offrire: sono loro – e nessun altro – a scegliere l’orario di lavoro. Questo tipo di flessibilità può migliorare in modo significativo la qualità della vita dei disoccupati in Europa, così come quella dei dieci milioni di lavoratori part-time che sperano di avere più lavoro. A Oslo, ad esempio, metà degli autisti che usano Uber lo fa per meno di 10 ore la settimana, mentre i loro bambini sono a scuola, o se hanno bisogno di riuscire a pagare l’affitto mentre cercano un nuovo lavoro.
Infine, il ridesharing può migliorare la qualità della vita nelle città. La possibilità di spingere un tasto e avere un’auto nel giro di pochi minuti riduce gli episodi di guida in stato di ebbrezza. Dopo il lancio del servizio di ridesharing UberX, in California c’è stata una diminuzione del 6 per cento degli incidenti legati all’abuso di alcol che coinvolgono i minori di 30 anni. E quando prenotare un’auto diventa facile come prendere in mano le chiavi, uscire e accendere il motore, beh, perché possedere un’auto?
Anche il carpooling può ridurre la congestione del traffico. In città come Parigi sono così tante le persone a utilizzare Uber che, nello stesso momento, molte di loro vogliono andare nello stesso posto alla stessa ora. Il nostro servizio UberPool rende possibile condividere corsa e costi. Un’alternativa a una città oppressa dal traffico e che ha sempre più l’aspetto di un enorme parcheggio esiste davvero.
La buona notizia è che il tempo delle riforme sembra arrivato, con sempre più città che si affrettano a introdurre regolamenti favorevoli al ridesharing. In soli tre anni, quasi 70 stati e città degli Stati Uniti hanno compiuto questo salto, seguiti da Città del Messico e diversi stati messicani. Al centro di queste nuove regole c’è la convinzione che un cittadino dovrebbe essere libero di offrire a un altro cittadino un passaggio in città – a patto che sia autorizzato e che siano garantiti i fondamentali standard di sicurezza e protezione del consumatore.
L’occasione da non perdere del Giubileo
[**Video_box_2**]Nei prossimi mesi, mentre si avvicina il Giubileo, gli occhi del mondo intero saranno puntati su Roma. E’ un grande momento per il cambiamento. Il governo italiano ha aperto la strada accogliendo, nel contesto della legge annuale sulla Concorrenza, diversi ordini del giorno di iniziativa parlamentare che incoraggiano una riforma del quadro normativo. Subito dopo si è espressa nello stesso senso l’Autorità per la regolamentazione dei trasporti: riforme, per favore! E proprio la settimana scorsa l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha invocato regole moderne per sostenere quelle piattaforme tecnologiche che consentono “una maggiore facilità di fruizione del servizio di mobilità, una migliore copertura di una domanda spesso insoddisfatta, una conseguente riduzione dei costi per l’utenza, e nella misura in cui disincentivano l’uso del mezzo privato, un decongestionamento del traffico urbano con un miglioramento delle condizioni di offerta del servizio di trasporto pubblico di linea e di circolazione del traffico privato”.
Ciò dimostra che c’è davvero voglia di cambiamento. Non stiamo parlando di riforme facili, ma se il governo cogliesse l’opportunità, ora, potrebbe lavorare con aziende come Uber per migliorare in modo quasi immediato le vite di autisti e passeggeri in tutta Italia, così come l’economia in generale. Perciò, prima è meglio.